La Bce anticipa i tempi. Al punto da spaventare quasi alcuni analisti, in dubbio sul reale significato delle decisioni di
marzo di politica monetaria: sono il segno di un brusco peggioramento in arrivo? La Banca centrale europea, all’unanimità,
ha soprattutto rinviato la stretta: i tassi resteranno fermi fino a fine anno, e non solo fino a fine estate. Ha poi lanciato una terza serie di T-Ltro (le aste di liquidità a lungo termine finalizzate alla concessione di crediti
alle aziende) sia pure con condizioni diverse rispetto alle prime due: durata di due anni invece di tre, tassi indicizzati
al tasso di riferimento (oggi allo zero per cento) invece che al tasso sui depositi (oggi al -0,40%). I mercati si aspettavano
solo l’annuncio delle nuove operazioni di liquidità.
Eurolandia ancora resiliente
Non c’è molto da temere, in realtà. La Bce ha solo allineato la forward guidance alle aspettative degli investitori, che non vedevano il primo rialzo dei tassi
prima del 2020. Il presidente Mario Draghi, in conferenza stampa, ha anche sottolineato che «l’economia continua a espandersi», sia pure
a un ritmo più lento, e che «i rischi di una recessione sono molto bassi e i rischi di un disancoramento delle aspettative
di inflazione sono molto bassi». Ha inoltre sottolineato che i salari continuano a crescere, si creano nuovi posti di lavoro
e le condizioni finanziarie restano favorevoli.
Proiezioni corrette al ribasso
Hanno sicuramente pesato le nuove proiezioni macroeconomiche dello staff della Bce. La crescita del 2019 è ora stimata nell’1,1%, ben più lenta del l’1,7% indicato solo a dicembre, mentre quella del 2020
è indicata all’1,6% (dall’1,7%) mentre quella del 2021 è rimasta invariata all’1,5%. Di conseguenza, l’inflazione (media annua)
sarà pari all’1,2% quest’anno (dall’1,6% indicato a dicembre), all’1,5% nel 2020 (dall’1,7%) e all’1,6% nel 2021 (dall’1,8%).
La convergenza della dinamica dei prezzi verso l’obiettivo del 2% ha quindi rallentato, in conseguenza della frenata della
crescita - anche e piuttosto bruscamente.
Mantenere alta la credibilità
Una politica monetaria più accomodante, attraverso la revisione della forward guidance, era dunque necessaria. Alcuni membri del consiglio direttivo, ha spiegato Draghi, hanno proposto di rinviare la stretta
oltre marzo 2020, e non oltre dicembre 2019, come è stato fatto. Altri hanno invece sottolineato gli effetti perversi della
politica dei tassi bassi, se tenuti troppo a lungo; ma nessuno si è opposto a un rinvio. Mantenere ferma la data di settembre,
anche di fronte alle nuove proiezioni della Bce, avrebbe minato - e Draghi lo ha riconosciuto - la credibilità della Banca
centrale.
Rischi ancora al ribasso
Non bisogna neanche dare troppa enfasi agli effetti di questa manovra. Draghi ha sottolineato il fatto che i rischi sono rimasti orientati al ribasso malgrado le decisioni prese dal consiglio direttivo. Non avviene spesso: le mosse di politica monetaria dovrebbero rendere
in genere i rischi di nuovo bilanciati. Eurolandia però affronta soprattutto difficoltà provenienti dall’estero (anche se
non mancano fattori interni come le difficoltà dell’auto tedesca e la recessione italiana): il protezionismo, le tensioni
geopolitiche, le incertezze su Brexit, e la vulnerabilità dei Paesi emergenti. Sono tutti fattori sui quali la politica monetaria
può fare molto poco, se non sostenere la resilienza di Eurolandia.
Finanziamenti a rischio congestione
Il lancio dei Tltro è invece legata - ha spiegato Draghi - alle difficoltà che le banche potrebbero presto affrontare nel
loro finanziamento. Alla scadenza, nel 2020, dei precedenti Tltro - che però già quest’anno non saranno più utili per il
raggiungimento di alcuni requisiti di liquidità - si aggiunge quella di diversi bond bancari, con un effetto di «congestione».
Allo scopo di mantenere funzionante il meccanismo di trasmissione della politica monetaria - che passa attraverso le aziende
di credito - era necessario anche un intervento sulla liquidità. La scelta di usare aste “targeted”, finalizzate alla concessione
dei prestiti, ha invece lo scopo - ha spiegato il presidente - di ridurre gli acquisti di bond sovrani e dirigere quindi i
fondi verso l’economia reale.
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