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Dossier Brexit, perché 8 milioni di elettori non potranno votare alle Europee

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Dossier | N. 52 articoli L’Europa dopo il voto

Brexit, perché 8 milioni di elettori non potranno votare alle Europee

LONDRA - Le elezioni europee in Gran Bretagna saranno de facto un secondo referendum su Brexit, come ormai ammettono anche ministri al Governo. Tutti sottolineano l’importanza del voto, ma a dieci giorni dal 23 maggio regna la confusione. Il partito conservatore al potere sembra rassegnato alla sconfitta e non fa neanche campagna elettorale, mentre la data finale per registrarsi è passata lasciando centinaia di migliaia di persone senza la possibilità di esprimere la loro opinione.

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Il Governo britannico non avrebbe voluto partecipare alle elezioni Ue, perché sperava che Brexit sarebbe ormai diventata realtà. In seguito alla mancata approvazione dell’accordo proposto dalla premier Theresa May, respinto per tre volte dal Parlamento britannico, l’Unione Europea ha concesso un rinvio di Brexit dalla data prevista del 29 marzo al 31 ottobre.

Londra ha accettato la realtà controvoglia e ha confermato solo la settimana scorsa che avrebbe partecipato alle elezioni europee. L’annuncio ufficiale è stato il 7 maggio, la data della scadenza per registrarsi per il voto.
In quella data c’è stato un balzo delle registrazioni, con oltre 130mila in un giorno, 57% delle quali da giovani sotto i 34 anni. Numeri certi sul numero di registrazioni non sono ancora disponibili, ma secondo uno studio 8 milioni di elettori mancano all’appello.

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Gli oltre tre milioni di cittadini Ue residenti in Gran Bretagna hanno il diritto di votare nelle elezioni Ue ma centinaia di migliaia non hanno completato le procedure di registrazione in tempo e sono quindi esclusi. La richiesta di una proroga per dare più tempo a chi non si era registrato non è stata accolta.
L’affluenza alle urne è particolarmente bassa per le elezioni europee – ferma al 35,6% nell’ultimo voto nel 2014 – ma si prevede che quest’anno sia più alta perché è la prima opportunità per l’intero Paese di esprimere un’opinione sul rinvio di Brexit.

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I partiti pro-Ue hanno lanciato numerosi appelli agli elettori a recarsi alle urne, ma il voto anti-Brexit sarà disperso tra numerosi partiti – i Liberaldemocratici, i Verdi, il nuovo partito ChangeUk formato da ex deputati conservatori e laburisti, gli indipendentisti scozzesi e il partito gallese. I laburisti sperano di mantenere la seconda posizione conquistata nel 2014 ma la loro posizione incerta su Brexit potrebbe costare loro molti voti. Anche il manifesto elettorale che hanno presentato nei giorni scorsi è vago sul tema chiave di un secondo referendum.

A giudicare dai sondaggi il vincitore sarà Nigel Farage con il suo Brexit Party, che ha un messaggio molto chiaro fin dal nome. Farage non ha neanche pubblicato un manifesto ma solo quattro semplici obiettivi che intende raggiungere: uscire dalla Ue senza un accordo, rifiutare qualsiasi compromesso, partecipare ai negoziati futuri con la Ue e rifiutarsi di pagare il «conto del divorzio» alla Ue.
Secondo gli ultimi sondaggi Farage è al 34% con i conservatori al 10% e i laburisti al 16%. Il Brexit Party ruberà voti soprattutto ai conservatori delusi dall’incapacità del Governo e del Parlamento di rispettare la volontà degli elettori di uscire dalla Ue. Stamani Jacob Rees-Mogg, leader degli euroscettici in Parlamento, ha dichiarato che a quanto gli risulta la maggioranza dei conservatori voterà per il Brexit Party.
Il partito conservatore sembra rassegnato alla sconfitta: non ha un manifesto elettorale e non ha ancora presentato neanche la lista dei candidati.

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