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Dossier Germania, i Verdi rubano la scena all’estrema destra di AfD

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Dossier | N. 52 articoli L’Europa dopo il voto

Germania, i Verdi rubano la scena all’estrema destra di AfD

Queste elezioni europee lasceranno un segno indelebile tinto di verde sullo scenario politico tedesco: un trend rilevato per ora nei sondaggi e nelle proiezioni per il Parlamento europeo, ma destinato con alta probabilità a ridisegnare le prossime elezioni generali nazionali. Il partito Bündnis 90/Die Grünen si proietta infatti come l’unico vero grande vincitore in Germania in questa chiamata alle urne europee rispetto ai tre partiti dell’establishment membri del governo di Grande coalizione. Ai Verdi si attribuisce ora un gradimento al 18,6%, equivalente a 19 seggi al Parlamento europeo rispetto al 10,7% delle elezioni del 2014. Va male per la Cdu/Csu che rischia di calare al 29,8% rispetto al 35,3% delle precedenti elezioni e va malissimo per l’Spd, dove il crollo è previsto dal 27,3% al 18,3%. I Verdi tedeschi si imporranno anche come forza dominante all’interno del partito dei Verdi europei: 19 seggi seguiti da Francia (7 seggi), Olanda, Spagna, Lituania, Scozia (3 ciascuno), Svezia, Belgio, Filandia (2), una manciata di altri Stati con un solo seggio (Italia esclusa), se i sondaggi riportati da F.A.Z. saranno confermati.

La politica in Germania si sta in effetti tingendo sempre più di verde: Die Grünen è il secondo partito dopo Cdu/Csu, avendo sorpassato l’Spd. Altri numeri delineano la portata del fenomeno verde in Germania, nato come movimento di protesta anti-parlamento negli anni ’70-’80 e ora determinante nei parlamenti regionali tedeschi e di peso in quello europeo: gli iscritti hanno superato in questi giorni quota 80.000, un record. «Mai così tanti nuovi iscritti tutti insieme», esultano nei quartieri generali di Die Grünen, puntualizzando di trovarsi in cima ad altre due classifiche: sono il partito più giovane in Germania, con età media di 49 anni contro per esempio i 60 anni dell’Spd. E sono il partito con la più alta percentuale di donne, il 43,2%, molto più di Cdu e Spd. Infatti i due candidati alla presidenza della Commissione europea riflettono questo: Ska Keller, 37 anni, e Sven Giegold, 49 anni, entrambi parlamentari europei dal 2009. Un uomo e una donna: 30 anni fa lottavano per la parità di donne e omosessuali, ora cambiamento climatico.

«Siamo in piena crisi climatica, e noi sappiamo come agire, se avremo più voti saremo più forti», ha tuonato la Spitzenkanditatin Ska Keller in una recente intervista, snocciolando i punti essenziali dell’articolato programma per le elezioni europee incentrato sul cambiamento climatico (tra i tanti punti no alla plastica, entro il 2050 solo energia rinnovabile, dal 2030 niente carbone e solo nuove auto non inquinanti) ma sorretto da pilastri come pace, democrazia, libertà, stato di diritto, uguaglianza, pari diritti e opportunità, lotta a povertà e disoccupazione, criminalità e terrorismo. I Verdi in Germania e in Europa sono spiccatamente europeisti (favorevoli al budget per l’area dell’euro, al Fondo monetario europeo, all’Unione bancaria, al bilancio europeo all’1,3% del Pil, alle tasse digitali e sulle grandi multinazionali come Facebook ed a forme di tassazione europea) ma è e resta il cambiamento climatico il vero motore del successo in Germania.

“Siamo in piena crisi climatica, e noi sappiamo come agire, se avremo più voti saremo più forti”

Ska Keller, candidata alla presidenza della Commissione europea  

«Die Grünen sono uno dei partiti vincitori di queste elezioni perchè rappresentano lo spostamento generale in corso verso il cambiamento climatico. Sono molto pro-europei e questo li aiuta a raccogliere voti nei gruppi di elettori target, ma il loro successo dipende dalla questione “verde” soprattutto per le generazioni più giovani», spiega Alexander Kritikos, direttore del think tank Diw secondo il quale i Verdi non sono più in Germania un partito di protesta perchè negli ultimi 15 anni la Cdu di Angela Merkel ha affrontato molte delle loro questioni. «I Verdi si sono trasformati da un movimento di protesta in un partito che promette la transizione verso la protezione del clima con un approccio morbido, quello che qui chiamiamo un partito “wohlfühl” dello stare bene». Per i sostenitori dei verdi, tra quelli che si sono iscritti 30 anni fa, questa definizione buonista non calza perchè Die Grünen prende la sfida del cambiamento climatico molto seriamente. Sono tuttavia sparite le contestazioni ribelli estreme. Il successo dei Verdi sta nel fatto che alla fine sono diventati un partito dell’establishment: solo così hanno potuto attrarre voti da delusi di Cdu e Spd.

L’identikit di chi vota verde in Germania spiega la crescita nei sondaggi: benestanti, classe media, cittadini e non campagnoli. Soprattutto: grado di istruzione elevato. «La quota dei laureati in Germania è salita dal 20% al 40% dall’ultima generazione e i Verdi tradizionalmente hanno sempre attinto dal bacino degli elettori più istruiti. Questo è stato un enorme cambiamento», dice convinto Kritikos. Ora i vertici di Die Grünen siedono nei parlamenti di alcuni Länder nelle zone ricche del Sud-Ovest e governano in coalizione con la Cdu. E pensare che quanto i Verdi sono nati, più di 30 anni fa, uno dei più aspri dibattiti all’interno del movimento era tra chi voleva restare fuori dai parlamenti, chi voleva entrarci. Ma alcuni parlamenti restano anche oggi preclusi a questo partito in ascesa, che ha i suoi limiti: sono i Länder nella Germania dell’Est, dove i benestanti non prevalgono.

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