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Questo articolo è stato pubblicato il 02 agosto 2011 alle ore 15:45.

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ROMA - Prevedere un aiuto alla crescita economica che passi per la detassazione degli apporti di nuovo capitale. Così come procedere a una riduzione del carico fiscale sul lavoro con un alleggerimento dell'Irap, da compensare con un parziale spostamento della pressione fiscale dalle persone alle cose e dunque dai redditi personali ai consumi o al patrimonio. Che tradotto potrebbe voler anche dire un aumento calibrato dell'Iva, senza penalizzare i consumi soprattutto sui beni di prima necessità, e un'armonizzazione delle rendite finanziarie.

Sul fronte del prelievo sui redditi da lavoro dipendente e da pensione la riduzione del carico fiscale per le associazioni di categoria e i sindacati passa necessariamente attraverso la revisione delle aliquote Irpef , il possibile aumento delle detrazioni e l'equiparazione della no tax area da dipendenti e pensionati. Senza dimenticare un possibile strumento unico di sostegno alle famiglie che accorpi detrazioni per figli a carico e gli attuali assegni al nucleo, tale da dar luogo a un bonus figli.

Su questi punti il confronto tra Governo e parti sociali, almeno sulla carta, potrebbe in fin dei conti decollare fin da subito, quando giovedì prossimo i rappresentanti dell'Esecutivo, di imprese e sindacati, si troveranno a Palazzo Chigi per avviare un confronto sulla crisi.

Gli aiuti alla capitalizzazione delle imprese, così come il taglio dell'Irap e lo spostamento della tassazione dalle persone alle cose, o ancora la rimodulazione delle aliquote Irpef e le detrazioni per carichi familiari, sono tanto alla base delle richieste dell'intero mondo produttivo e del lavoro quanto alla base dei principi tracciati dal Governo nel disegno di legge delega di riforma del sistema tributario.

Ora si tratta di dare sostanza in tempi rapidi a quei criteri fissati dalla delega e soprattutto accelerane l'iter di approvazione parlamentare. Ma per centrare l'obiettivo della riduzione della tasse occorre necessariamente un cambio di passo. Il Ddl sulla riforma del sistema tributario italiano ha impiegato 29 giorni solo per compiere i pochi metri di strada che separano Palazzo Chigi dalla Camera dei deputati: il Ddl licenziato con la manovra economica dal Consiglio dei ministri del 30 giugno scorso è approdato a Montecitorio soltanto venerdì 29 luglio e solo in queste ore verrà annunciato ufficialmente all'Aula di Montecitorio per essere assegnato alla commissione Finanze da dove partirà il suo iter parlamentare.

Tra le misure di alleggerimento del prelievo fiscale sulle imprese, il mondo produttivo si attende una rapida attuazione di quell'Aiuto alla crescita economica (Ace) ora appena tratteggiato nell'articolo 7 del Ddl di riforma fiscale e assistenziale. Si tratta, sulla falsa riga di quello che prevedeva la vecchia dual income tax (Dit), di introdurre una deduzione dal reddito d'impresa del rendimento degli incrementi di capitale investito, valutato tramite l'applicazione di un rendimento nozionale.

La proposta del Governo mira a superare tutti i limiti potenziali e di appeal in cui le precedente forme di sottocapitalizzazione delle imprese erano affrontate in termini "punitivi" piuttosto che, come nel caso dell'Ace, in maniera premiante per le imprese virtuose. Infatti, i sistemi che prevedono un premio a chi incrementa la disponibilità di capitale in azienda sono da sempre ben visti dal mondo professionale e imprenditoriale in quanto forniscono un incentivo alle imprese che decidono di trattenere in azienda gli utili conseguiti anziché distribuirli fra la base partecipativa. Inoltre, sempre secondo il mondo delle imprese, l'Ace potrebbe essere particolarmente favorevole alle nuove iniziative produttive, così come a quelle che si quotano. Nel dettaglio, poi, il principio contenuto nell'articolo 7 della delega di riforma potrebbe essere addirittura più vantaggioso di quanto non lo fosse la Dit in passato. A leggere tra le righe della norma, infatti, il rendimento del capitale incrementale non andrebbe assoggettato ad un'aliquota inferiore, come avveniva in passato, ma sarebbe addirittura detassato, attraverso un sistema di deduzione dal reddito.

Questo vantaggio era già stato individuato dalla Commissione Biasco, chiamata a studiare la riforma del reddito d'impresa. In particolare, la Commissione aveva evidenziato come il meccanismo previsto ora dall'attuale Ddl delega fosse, in realtà, molto più di "impatto" fra le imprese di quanto non lo fosse il sistema di tassazione duale previsto dalla Dit. L'Ace potrebbe, inoltre, superare uno dei principali limiti applicativi della Dit, ovvero la differente applicabilità dell'incentivo fra le imprese individuali e quelle societarie.

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