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Questo articolo è stato pubblicato il 05 luglio 2014 alle ore 10:35.
L'ultima modifica è del 07 luglio 2014 alle ore 10:51.

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Quattro euro per un televisore, il 5% sul prezzo al consumatore per «apparecchi polifunzionali» digitali o analogici, fino a 5,2 euro per gli smartphone e ancora fino a 5 euro per le memorie rimovibili, fino a 9 euro su chiavette usb, fino a 32,20 euro per ogni computer/hard disk.

Sono solo alcuni esempi delle tabelle ministeriali allegate al decreto Franceschini (si veda Il Sole 24 Ore del 24 giugno scorso) sull'equo compenso per la copia privata, decreto in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale ma che è sostanzialmente completo e definitivo.

L'effetto del decreto, secondo le associazioni di imprese digitali ostili a un ritocco così sostanzioso (ma comunque è una revisione prevista dalla legge su base triennale, e in ritardo di 30 mesi rispetto alla tabella di marcia) provocherà un aumento di 2,5 volte del gettito del 2013 – gestito dalla Società italiana autori editori – «che non riflette le evoluzioni delle tecnologie, che disallinea rispetto all'Europa e che dà un segnale fortemente negativo verso la diffusione nel nostro Paese delle nuove tecnologie».

Considerando i trend di crescita del mercato dell'elettronica di consumo nel 2013 «si stima per le casse della Siae un gettito totale di 157 milioni di euro, con un aumento del 150% rispetto al 2013», ha dichiarato il presidente di Confindustria digitale, Elio Catania. Secondo un rapporto internazionale (Thuiskopie), il gettito pro–capite medio in Italia per l'equo compenso è, prima dell'imminente aumento, di 1,38 euro, quindi in valore assoluto circa 85 milioni di euro, in linea con i paesi dell'area Ue, compresi nella forbice tra Francia (2,96 euro a testa) e Germania (0,37). Ed è infatti una Direttiva europea (29/2001) la fonte da cui origina la normativa italiana (decreto legislativo 68/2003) che impone l'aggiornamento dell'equo compenso a cadenza triennale. L'ultima revisione, tuttora in vigore in attesa della pubblicazione del decreto Franceschini, risale però al 2009.

Decreto che prevede comunque, con una clausola generale di chiusura (articolo 4), la promozione di protocolli con la Siae per individuare «esenzioni soggettive ed oggettive», per esempio su apparati per videogiochi o per uso professionale di apparecchi. Fuori da questa limitata cerchia, ogni consumatore paga – senza vederlo – un contributo "ombra" a sostegno del diritto d'autore.

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