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Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2014 alle ore 10:42.
I dottori commercialisti sono tornati al voto e hanno eletto, con margine grandissimo, il nuovo Consiglio nazionale.
Dopo due anni di battaglie e un anno e mezzo di commissariamento, tra qualche settimana si dovrebbe insediare il nuovo vertice. Che avrà un compito non facile: al di là di programmi ambiziosi e al di là di degli schieramenti e delle scelte elettorali, la priorità è ristabilire la fiducia tra gli iscritti. È questo il presupposto anche per riconquistare l'autorevolezza istituzionale e reinserirsi nel dialogo per le riforme.
Non bastano i proclami, anche perché non coincide necessariamente la fiducia dimostrata dagli Ordini – frutto di una buona macchina elettorale e di una condivisione degli obiettivi dei vertici – con il sentire degli iscritti.
In questi due anni, i commercialisti hanno subìto la mancanza di un vertice che raccogliesse e amplificasse proposte e disagi rispetto alla politica fiscale, all'atteggiamento degli uffici finanziari, alle scelte del legislatore in materia societaria e di politica per le imprese.
La «base» attende che in qualche modo si ristabilisca il dialogo con il vertice, non fine a se stesso, ma per migliorare, per quanto possibile, la vita negli studi.
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