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Questo articolo è stato pubblicato il 31 luglio 2014 alle ore 06:39.
L'ultima modifica è del 01 agosto 2014 alle ore 20:47.

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ROMA - Il decreto competitività diventa un autentico caso. Una lunga e concitata giornata, con riunioni tra governo e maggioranza, ha sancito un significativo ridimensionamento del provvedimento attualmente all'esame della Camera. Sul tema ci sarebbe stata una riunione con lo stesso premier Matteo Renzi ieri mattina presto. Il decreto, come uscito dal Senato (dove aveva ottenuto la fiducia venerdì scorso), appariva sempre più eterogeneo e simile ai provvedimenti "omnibus" che poco sono apprezzati dal Quirinale. Oltretutto, sono emerse in extremis perplessità dell'esecutivo anche sul contenuto di alcune norme aggiunte al Senato.

Di qui un lavoro vorticoso con lo stralcio clamoroso di una ventina di norme, da attuare attraverso un unico emendamento governativo o singoli emendamenti soppressivi dei ministeri. «Se ci sono esigenze, si può verificare la possibilità di inserire le norme in altri provvedimenti, magari in un Ddl ad hoc» prova a tranquillizzare il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, Ivan Scalfarotto. Intanto l'intervento alla Camera – dove sono stati presentati in commissione anche 800 emendamenti dai gruppi – richiederà un rapidissimo ritorno al Senato in terza lettura (il decreto scade il 22 agosto).

Salta la norma che, in assenza dell'emanazione dei già previsti decreti attuativi entro il 31 dicembre 2014, farebbe scattare automaticamente la Scia o l'autocertificazione con controlli ex post per qualsiasi professione o attività economica. Una misura considerata forse troppo dirompente dal governo o destinata ad essere recuperata nella prossima legge annuale per la concorrenza. A forte rischio anche una parte delle norme inserite al Senato per correggere il contestatissimo "spalma incentivi" che modifica il regime delle agevolazioni per il fotovoltaico. In particolare, le valutazioni del governo si sono soffermate su una delle opzioni che verrebbero concesse ai produttori di rinnovabili: un sistema di aste imperniato sulla cessione di quote di incentivi, fino ad un massimo dell'80 per cento, a un acquirente che vincerà la gara indetta dall'Authority per l'energia. Cancellazione in vista anche per la proroga per le gare d'ambito del gas.

Stop alla seconda soglia Opa (25%) inserita con un emendamento dei relatori dopo un lavoro condotto in prima persona dal "dissidente" Pd Massimo Mucchetti. Verso lo stralcio anche la norma che stanziava 535 milioni per Poste Italiane in seguito a una sentenza del Tribunale Ue sulla legittimità di aiuti di Stato. Gran parte di questa dote – 410 milioni – veniva recuperata tagliando le risorse disponibili per pagare i debiti della Pa, paradossalmente a distanza di pochi giorni dal protocollo di impegni tra governo-enti territoriali-banche e imprese per completare il rimborso di tutti gli arretrati.
Ma la lista delle norme stralciate, alla quale si è lavorato fino a ieri notte, è particolarmente lunga. Verso l'abolizione la nuova deroga sul tetto agli stipendi dei manager (interessato il Gestore servizi energetici), la misura sui limiti all'uso del contante da parte dei turisti, le nuove disposizioni sulle società tra professionisti, l'istituzione dei cosiddetti "condhotel" (abitazioni in condominio dove sarà possibile usufruire dei servizi tipici dell'hotel). Per quanto riguarda la sezione sull'ambiente, saltano le semplificazioni in materia di imballaggi; incerto al momento il destino sulla norma Sistri. Diverse soppressioni per il pacchetto agricoltura, tra cui l'esclusione del carcere per chi semina Ogm in Italia in violazione del divieto.
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