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Questo articolo è stato pubblicato il 07 agosto 2014 alle ore 14:09.
L'ultima modifica è del 11 agosto 2014 alle ore 20:31.

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Il Parlamento bacchetta il Governo, che nel primo decreto sulla riforma del Catasto si è "dimenticato" di introdurre una scorciatoia riservata ai proprietari che vorranno contestare le nuove rendite. L'Esecutivo non è obbligato ad allinearsi ai consigli di deputati e senatori, ma - se non lo farà - dovrà motivare la propria scelta e spiegare perché ha scelto di non attuare, su questo punto, la legge delega. In concreto, vuol dire che i proprietari di casa avranno uno strumento in più per far valere le proprie ragioni senza doversi per forza rivolgere al giudice tributario.

Verso la riforma. La questione riguarda il primo decreto attuativo della riforma del Catasto, su cui la commissione Finanze della Camera - dopo quella del Senato - ha formulato mercoledì 6 agosto il proprio parere. Tra le diverse osservazioni, i parlamentari sottolineano l'importanza di introdurre quelle che tecnicamente si chiamano «procedure deflattive del contenzioso». Secondo la legge delega, i proprietari dovrebbero potersi rivolgerse alle commissioni censuarie locali per contestare il calcolo delle nuove rendite, evitando di intasare di ricorsi le scrivanie dei giudici tributari e trovando probabilmente un orecchio più attento alle proprie ragioni, visto che nelle commissioni censuarie ci saranno anche gli esperti nominati dagli Ordini e dalle associazioni di categoria del mondo immobiliare. Naturalmente, resterà sempre la possibilità di rivolgersi al giudice, ma solo in seconda battuta.

L'alternativa al giudice. Nel primo decreto attuativo della riforma del Catasto, dedicato proprio alle commissioni censuarie, le procedure deflattive del contenzioso non sono neppure menzionate. Da qui i rilievi dei parlamentari, che lasciano al Governo due alternative: valutare le se affidare il compito di esaminare le contestazioni dei proprietari direttamente alle commissioni censuarie (come prevede la legge delega), oppure introdurre queste procedure deflattive del contenzioso catastale nell'ambito della revisione generale della giustizia tributaria (prevista sempre dalla delega per la riforma fiscale). Per le regole del Catasto italiano, sarebbe una piccola rivoluzione, visto che oggi è quasi impossibile contestare una rendita troppo elevata o non più adeguata alle reali caratteristiche di un immobile.

Lo scenario futuro. Anche se per completare la riforma del Catasto serviranno alcuni anni, la previsione di procedure deflattive del contenzioso è un passaggio fondamentale. I nuovi valori patrimoniali e le nuove rendite, infatti, saranno la base di calcolo di Imu e Tasi. Ma siccome questi nuovi valori dovranno essere più vicini alle quotazioni di mercato degli immobili, è probabile che ci sarà un aumento generalizzo delle basi imponibili, anche se con grandi differenze tra una città e l'altra (vedi la mappa interattiva del divario tra Catasto e mercato). Le norme tributarie dovranno garantire l'invarianza di gettito - così prevede la stessa legge delega - ma è evidente che, al di là delle previsioni di legge, la possibilità di contestare i valori catastali troppo elevati sarà uno strumento fondamentale di garanzia per i proprietari. Che ora sarà più difficile "dimenticarsi" di prevedere.

Vedi la mappa interattiva dei rincari

twitter@c_delloste

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