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Questo articolo è stato pubblicato il 20 settembre 2014 alle ore 12:05.
L'ultima modifica è del 20 settembre 2014 alle ore 20:13.

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Dopo lunghi mesi di gestazione, la Tasi 2014 ha trovato finalmente la sua struttura definitiva, con il termine per la pubblicazione delle aliquote locali scaduto giovedì. Ora arriva il tempo dei bilanci. Nel primo, presentato ieri dai Caf Acli nel loro incontro nazionale di studi a Cortona, la Tasi si presenta come un tributo concentrato soprattutto sull'abitazione principale, ricco di aliquote ma povero di sconti.

Due numeri, rilevati dal censimento sulle oltre 7.400 aliquote pubblicate per l'acconto di giugno (una minoranza: 2.178) e per quello di ottobre, aiutano a inquadrare il problema: la Tasi è applicata sull'abitazione principale nell'88% dei Comuni che hanno deliberato, l'aliquota media sfiora l'1,95 per mille (cioè il doppio dello standard di legge, fissato all'1 per mille) ma le detrazioni compaiono in meno del 36% dei casi. In due Comuni su tre, insomma, l'aliquota, in media piuttosto alta, si presenta lineare, senza detrazioni. Nel conto dei Comuni "senza sconti" vanno poi aggiunti i quasi 700 enti che non hanno deliberato, e che quindi applicheranno a tutti l'aliquota standard dell'1 per mille. Alla fine, insomma, gli sconti si applicheranno solo nel 29% degli enti. È questo l'aspetto fondamentale, perché quando non è corretta da sconti la Tasi chiama al pagamento tutte le case, anche quelle (in Italia sono cinque milioni) che non hanno mai pagato nè Ici nè Imu grazie alle vecchie detrazioni fisse. Più in generale, questa Tasi "piatta" si rivela regressiva rispetto alla vecchia Imu, perché alza il conto per le abitazioni di valore medio-basso (e la situazione peggiora per le famiglie numerose, che nell'Imu godevano di uno sconto aggiuntivo da 50 euro per ogni figlio convivente) e lo abbassa per quelle di valore più elevato. Nell'Imu 2012, come rilevato a suo tempo dal ministero dell'Economia, circa la metà dell'Imu sulle abitazioni principali fu versata dai proprietari del 10% delle case più pregiate, almeno in base ai valori fiscali, mentre nella Tasi il carico sarà redistribuito verso il basso: alle case più grandi e i "villini" (categoria A/7), infatti, rispetto all'Imu arrivano forti sconti, tanto più importanti quanto più cresce il valore fiscale dell'immobile.

Un quadro come questo - riflette Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli - indica che «la Tasi si ripercuote sulle famiglie, oltre che sul lavoro e le attività commerciali. I Comuni, su cui lo Stato ha scaricato gran parte degli oneri delle politiche di austerità, si sono rivalsi sui cittadini». I diretti interessati girano l'accusa ai Governi e al Parlamento, colpevoli secondo Guido Castelli (sindaco di Ascoli Piceno e presidente dell'Ifel) di aver costruito «una tassa assurda e regressiva» anche perché, sostiene l'Anci annunciando nuove elaborazioni per la prossima settimana, il gettito complessivo per i sindaci potrebbe scendere rispetto ai livelli dell'Imu (proprio per la riduzione a carico delle case di valore medio-alto). I numeri delle Acli riaccendono anche la polemica parlamentare, con il presidente della commissione Finanze della Camera, Daniele Capezzone (Pdl), che parla di «mazzata oltre le previsioni».
Le detrazioni faticano a farsi strada soprattutto nei tanti Comuni medio-piccoli, forse scoraggiati dalla complessità dei calcoli, ma nel novero rientrano anche capoluoghi di Provincia, da Mantova a Livorno, e di Regione, da Aosta a Catanzaro, passando per Campobasso e L'Aquila. Anche dove le detrazioni ci sono, però, non sempre rappresentano un argine sicuro contro i rincari rispetto all'Imu 2012.

La garanzia esiste in casi come Torino o Roma, dove gli sconti coprono tutta la platea delle case medio-piccole a rischio, ma non a Milano, dove sono riservate ai redditi fino a 21mila euro o alle case con rendita catastale ultra-leggero (350 euro), o a Catania, dove sono limitate ad alcune categorie catastali. Dove ci sono, inoltre, gli sconti non sono "gratis" per il mattone, ma vengono finanziati con l'aliquota aggiuntiva dello 0,8 per mille concessa dal decreto "Salva-Roma ter" proprio per aiutare i sindaci a introdurre qualche detrazione. In 765 casi, poco meno del 12% dei Comuni che applicano la Tasi sull'abitazione principale, questa leva ulteriore si è scaricata proprio sulla prima casa: una mossa che ha alzato il conto medio, ma ha il pregio di attenuare il carattere regressivo. In tante altre città, per esempio a Milano, lo 0,8 per mille aggiuntivo è stato applicato sugli altri immobili, con il risultato di far crescere ancora il carico fiscale su negozi, capannoni e seconde case. Con questi presupposti, la Tasi si presenta al primo appuntamento generalizzato con i pagamenti, dopo l'antipasto di giugno, complicata anche dalle variabili che costellano le aliquote locali. Nel frattempo, in Parlamento si comincerà a discutere della nuova riforma, a partire dal "tetto" all'imposizione annunciato dal premier Renzi. Un limite indispensabile soprattutto alle abitazioni principali, perché in assenza di correttivi la loro aliquota può moltiplicarsi il prossimo anno fino al 6 per mille, senza detrazioni.

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