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Questo articolo è stato pubblicato il 21 settembre 2014 alle ore 20:18.

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La lotta contro l'evasione fiscale internazionale e la necessità di maggiore trasparenza a livello tributario hanno rappresentato uno dei temi di maggiore interesse all'attenzione del G-20 dei ministri delle Finanze, riunito a Cairns, in Australia.

Tra i punti principali dell'agenda di queste due giornate, c'è infatti l'approvazione dello standard di scambio multilaterale automatico dei dati (Common Reporting Standard - "Crs"), nonché la presentazione dei documenti rilasciati dall'Ocse lo scorso 16 settembre nell'ambito del progetto "Base Erosion and Profit Shifting" ("Beps"). Sia il Crs che il Beps, si inseriscono all'interno di un più ampio quadro politico-economico che, in un periodo di forte recessione, mira a contrastare fortemente la riduzione di gettito dall'evasione off-shore operata dai contribuenti per il tramite di intermediari finanziari ovvero derivante dai "nuovi" strumenti di elusione fiscale internazionale. Le soluzioni possono avvenire infatti solo mediante accordi internazionali che confluiscano in strumenti multilaterali, poiché manovre antielusive poste in essere da singoli Stati rischiano spesso di generare asimmetrie e confusione allontanando gli investimenti dall'estero, con scarsi risultati da un punto di vista pratico in termini di gettito.
Il Crs nasce con la finalità di ottenere maggiore trasparenza a livello fiscale favorendo lo scambio automatico di informazioni tra le autorità fiscali. Il modello normativo è stato emanato dall'Ocse lo scorso 13 febbraio (al modello ha fatto seguito il 21 luglio il relativo Commentario). Il Crs rappresenta la naturale evoluzione multilaterale della normativa statunitense Fatca, entrata in vigore il 1° luglio di quest'anno, che prevede l'identificazione dei soggetti statunitensi titolari di conti presso intermediari finanziari esteri e la successiva segnalazione all'Autorità locale. Il Crs si fonda sulla stessa impalcatura normativa, fatte salve alcune differenze determinate dalla sua natura multilaterale, prevedendo l'identificazione dei soggetti non residenti titolari dei conti finanziari e la segnalazione annuale degli stessi alla competente autorità fiscale (nel caso dell'Italia, l'agenzia delle Entrate), che scambierà in automatico tali informazioni con le altre Autorità. A oggi più di 65 Paesi, tra cui i maggiori Stati europei, si sono impegnati per l'adozione e l'implementazione del Crs nei prossimi anni. In anticipo rispetto alle aspettative, Italia, Germania, Francia, Regno Unito e Spagna, i primi Paesi a sostenere il programma già nel 2013, puntano a sottoscrivere l'accordo di scambio automatico multilaterale delle informazioni finanziarie previsto dal Crs cui dovrebbero aderire anche altri Paesi. I singoli Paesi a questo punto dovranno avviare l'iter normativo locale per l'effettiva entrata in vigore a partire dal 1° gennaio 2016 con la prima segnalazione all'autorità fiscale nel 2017.

Il progetto Beps, avviato dall'Ocse nel 2013, si inserisce, invece, nell'ambito dell'azione di contrasto alle politiche di pianificazione fiscale aggressiva. In particolare, mira a contrastare lo "spostamento" di base imponibile dai Paesi ad alta fiscalità verso giurisdizioni con pressione fiscale bassa o nulla da parte delle imprese multinazionali, puntando a stabilire regole uniche e trasparenti condivise a livello internazionale sulla base di un Action Plan di 15 azioni. Il primo pacchetto di sette azioni, rilasciato lo scorso 16 settembre dall'Ocse con la collaborazione dei rappresentanti di circa 44 Stati (Paesi aderenti all'Ocse e alcuni non aderenti, come ad esempio l'Arabia Saudita e la Cina) e sottoposto ieri al G-20, si focalizza sulle crescenti sfide a livello fiscale che impone l'evoluzione dell'economia digitale, la necessità di prevedere modifiche alle regole internazionali sul transfer pricing nonché il contrasto alla double non taxation. In particolare, le sfide a livello fiscale che insorgono con l'evoluzione dell'economia digitale, la praticabilità di uno strumento multilaterale per facilitare l'implementazione del Beps Action Plan, i fenomeni di dannosa competizione fiscale, causati, ad esempio, da abuso di alcuni regimi fiscali privilegiati, le distorsioni fiscali causate da alcuni strumenti ibridi, la necessità di neutralizzare l'abuso di alcune clausole dei trattati, novità nelle regole sul transfer pricing in relazione al trattamento dei beni immateriali e in relazione alla documentazione da presentare in materia. Per l'avvio dell'effettiva e completa implementazione, si dovrà attendere il rilascio delle restanti otto raccomandazioni previste dal Beps Action Plan nel 2015, a seguito del quale avverrà il consolidamento finale. Resta comunque fermo l'impegno e la visione condivisa che i maggiori Paesi del mondo hanno manifestato a Cairns, al fine di risolvere questi problemi.

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