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Questo articolo è stato pubblicato il 14 novembre 2014 alle ore 06:41.
L'ultima modifica è del 14 novembre 2014 alle ore 10:39.

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Rivedere le regole per la tassazione della previdenza professionale. Il Congresso straordinario dei periti industriali è partito ieri a Roma e la questione della previdenza ha dominato la scena. La legge di Stabilità, sulla tassazione delle rendite delle Casse professionali, va pesantemente rivista.

Valerio Bignami, presidente dell'Ente di previdenza dei periti industriali, racconta cosa è accaduto nelle ultime settimane: «Avevamo discusso con il Governo di creare una tassazione unica per il primo e per il secondo pilastro di previdenza, allineando tutto intorno al 13 per cento. Invece, ci siamo trovati nella legge di stabilità questa sorpresa incredibile dell'appesantimento di sei punti». Le rendite finanziarie delle Casse si sono viste più che raddoppiare la tassazione nel giro di pochi anni. «La nostra tassazione attualmente è al 26% – spiega Paola Muratorio, presidente di Inarcassa – e non penso proprio che sia destinata a scendere con il passaggio in Parlamento». Non piace soprattutto la destinazione che prenderà questo denaro. Ancora Muratorio: «Parte di questi soldi servirà a pagare gli 80 euro per i dipendenti. I nostri 40mila professionisti sotto la soglia di povertà non hanno diritto a nulla». Rincara la dose il vicepresidente di Adepp, Gianpiero Malagnino: «Si tratta di una misura controproducente. Tolgono risorse alle Casse, che sono tra i pochi soggetti che attualmente investono nel rischio Italia e nel welfare dei professionisti, ormai completamente abbandonati».

Arrivano due tipi di richieste di modifica. «Chiediamo una riduzione del nostro carico fiscale, parificandolo a quello della previdenza complementare», dice Bignami. In questa direzione vanno gli emendamenti che ipotizzano il ripristino del credito d'imposta al 6 per cento. Ma si tratta del minimo sindacale. Malagnino: «In prospettiva vogliamo che gli investimenti delle Casse vengano incentivati anche attraverso forme di sgravio fiscale». Il Governo, comunque, manda al Congresso qualche segnale positivo. Il sottosegretario all'Economia, Pierpaolo Baretta, in un messaggio ai periti industriali auspica che il dibattito parlamentare porti «una maggiore consapevolezza circa il fatto che queste rendite non possono essere considerate, anche ai fini della tassazione, come tutte le altre».

Intanto, il Congresso di Roma ha avviato il ragionamento su una piccola rivoluzione in arrivo per la categoria: sbarrare la strada ai diplomati, per mettersi al passo con le direttive europee. «Come Cnpi – spiega il presidente del Consiglio nazionale Giampiero Giovannetti – abbiamo pensato a tre possibili soluzioni che sono state illustrate a partire da giugno negli incontri territoriali precongressuali: accesso all'albo riservato ai soli laureati o con formazione equivalente, nessuna riforma dell'ordinamento professionale, accorpamento verticale con gli ingegneri". Il rischio è di andare verso un progressivo svuotamento dell'albo, che oggi conta circa 45mila iscritti. La decisione finale sul tema sarà presa sabato.

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