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Questo articolo è stato pubblicato il 22 novembre 2014 alle ore 10:08.

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L'appuntamento del 1° dicembre (il 30 novembre è domenica) per la dichiarazione Imu degli enti non profit riguarda solo gli immobili che hanno i requisiti per l'esenzione, mentre gli enti del terzo settore che hanno immobili imponibili, ad esempio perché dati in locazione, avrebbero dovuto seguire le regole ordinarie: l'invio della dichiarazione per gli immobili esenti è solo telematico, ma il ministero non ha predisposto un software per la compilazione, che dunque va cercato sul mercato (o, più frequentemente, rivolgendosi ai professionisti).

Le indicazioni sono contenute in una serie di risposte che il dipartimento Finanze ha pubblicato ieri sotto la forma ormai abituale delle «Faq», cioè dei quesiti ricevuti e ritenuti più frequenti fra i contribuenti. E anche da qui arriva la conferma che le regole per il terzo settore hanno rapidamente scalato le posizioni di testa nella corsa alla complicazione intorno all'Imu e alla fiscalità immobiliare in genere.
La doppia dichiarazione emerge dalla risposta ministeriale al caso di un ente ecclesiastico che in un Comune possiede un immobile imponibile (perché locato) e uno parzialmente esente, e in un altro Comune ha più immobili imponibili. Il dipartimento Finanze spiega che in questo caso «occorre effettuare più dichiarazioni in ciascun Comune», specificando però che solo nel primo Comune va presentata sia la dichiarazione telematica per gli immobili parzialmente esenti sia quella cartacea per gli immobili imponibili, mentre nel secondo Comune la dichiarazione telematica non c'è perché non ci sono esenzioni. In questo modo, il dipartimento specifica meglio un problema già emerso con le istruzioni al modello di dichiarazione diffuse a inizio luglio, dove era detto che l'adempimento telematico riguardava solo gli immobili dotati dei requisiti per l'esenzione.

Queste istruzioni, però andrebbero coordinate con quelle diffuse dallo stesso ministero dell'Economia lo scorso anno, quando la risoluzione 1/DF/2013, sottolineando «l'esigenza di semplificare gli adempimenti dei contribuenti e razionalizzare gli strumenti a disposizione degli enti locali impositori», aveva stabilito che «la dichiarazione Imu degli enti non commerciali deve essere unica» e quindi aveva esentato il non profit dalla scadenza ordinaria del 4 febbraio 2013 invitandoli ad «attendere la successiva emanazione del decreto di approvazione dei modelli»; cioè proprio il decreto in cui si è deciso di riservare la dichiarazione telematica agli immobili esenti. Il problema non è da poco, anche perché l'obbligo di dichiarazione colpisce ad amplissimo raggio. A confermarlo arriva un'altra risposta pubblicata ieri, nella quale il dipartimento Finanze specifica che l'adempimento telematico va effettuato «anche  nel caso in cui non sono intervenute variazioni» nel corso del 2012/2013, cioè dei due anni oggetto della dichiarazione.

In altre parole, anche un ente che possiede un immobile da molti anni e non ha incontrato alcuna novità successivamente deve presentare la dichiarazione: questo, infatti, è il primo appuntamento alla luce delle nuove regole introdotte nel 2012 quando per contrastare una procedura d'infrazione Ue si è deciso di vincolare l'esenzione Imu a una serie di requisiti relativi allo statuto dell'ente e alle modalità di gestione delle attività (tariffe in primis). Una volta girate ai Comuni, infatti, le dichiarazioni serviranno ai sindaci per verificare che chi non rispetta i parametri per l'esenzione abbia effettivamente pagato l'Imu. Complice l'intreccio delle regole e le continue proroghe che hanno spostato la prima scadenza al 1° dicembre, il tasso di adesione agli obblighi di pagamento scritti nel 2012 non sembra stato elevato, e in queste condizioni l'esito più probabile delle dichiarazioni e dei successivi accertamenti sarà un fitto contenzioso fra Comuni ed enti non profit.

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TAG: Fisco

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