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Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2014 alle ore 06:36.
L'ultima modifica è del 24 novembre 2014 alle ore 06:42.

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Un paese che non pensa al proprio futuro, tutelando il risparmio previdenziale dei suoi cittadini, è un paese destinato a fare i conti, domani, con le sue scelte miopi e di corto respiro.

Il disegno di legge stabilità che prevede la possibilità di richiedere il Tfr in busta paga e l’innalzamento del livello di imposizione sui rendimenti dei fondi pensione dall’11,5% al 20% dà la cifra dell’idea che questo Governo ha del futuro.

La gestione delle risorse dei fondi pensione ha come obiettivo primario l’erogazione di una rendita previdenziale integrativa. I rendimenti positivi conseguiti in questi ultimi anni di crisi dei mercati finanziari testimoniano che i fondi pensione negoziali hanno agito in modo efficace ed efficiente.

In relazione alla possibilità data al lavoratore di chiedere il versamento in busta paga del Tfr maturando corre l’obbligo di sollevare alcuni legittimi dubbi sull’utilità, in prospettiva futura, di un simile provvedimento.

L’incremento reddituale del Tfr in busta paga appare poco significativo se non addirittura penalizzante per coloro che superano la soglia dei 20.000 euro lordi annui infatti tali somme concorrono al cumulo dei redditi e vengono tassate con aliquota ordinaria.

Vi è il rischio, quindi, che un aumento della busta paga limitato porti ad un impoverimento dei futuri pensionati.

Il Tfr rappresenta la principale fonte di finanziamento della previdenza complementare ed escludendo il 6,91% della retribuzione versato al Fondo pensione l’accantonamento sarebbe assolutamente insufficiente ad assicurare una copertura di secondo pilastro adeguata alle future esigenze previdenziali. Dal 1998 ad oggi il rendimento medio dei Fondi pensione è stato superiore alla rivalutazione del Tfr.

Nel solo 2013 i Fondi pensione negoziali hanno reso il 5,4% a fronte dell’1,7% del Tfr.

Valutiamo in maniera fortemente negativa l’innalzamento della tassazione sui fondi pensione (attualmente dell’11,5% e che dovrebbe passare, salvo modifiche dell’ultima ora, al 20 per cento) in quanto penalizza coloro che hanno deciso di aderire alla previdenza complementare sulla base di importanti agevolazioni fiscali.

Nell’articolo 44 si prevede altresì che l’imposta complessivamente dovuta dovrà fare riferimento al 2014 disponendo la retroattività dell’imposizione fiscale.

Tale impostazione desta preoccupazione per l’impatto negativo che può avere sullo sviluppo della previdenza complementare, a fronte di una assai dubbia capacità di produrre un aumento delle risorse per i consumi e di gettito tributario.

L’incertezza derivante dal serrato susseguirsi di norme che rivedono la tassazione dei Fondi pensione sta creando destabilizzazione nel mondo della previdenza complementare.

Le decisioni fino ad oggi assunte sembrano, inoltre, essere in netta contraddizione con quanto chiesto dalla Commissione europea che nel Libro Bianco chiedeva agli Stati di «ottimizzare l’efficacia e l’efficienza di imposte ed altri incentivi al risparmio per pensioni private».

La norma, infine, lasciando i bond governativi tassati al 12,5% incentiva l’investimento in titoli di Stato ottenendo l’effetto contrario rispetto agli inviti fatti da rappresentanti del Governo di investire maggiormente in strumenti collegati all’economia reale.

Al fine di non rendere vani gli sforzi compiuti in questi anni per sviluppare la previdenza complementare in Italia sarebbe opportuno che il Governo riconsiderasse le posizioni fino ad oggi assunte ipotizzando la modifica della proposta relativa al Tfr in busta paga.

In merito all’incremento della tassazione, è auspicabile il congelamento dell’innalzamento dell’aliquota applicata ai rendimenti giacché tale intervento potrebbe essere interpretato come un ingiustificato accanimento in spregio al lecito affidamento che i lavoratori hanno posto nelle leggi dello Stato o che, in caso di aumento della tassazione, l’imposizione sia applicata al realizzato anziché sul maturato.

Inoltre per favorire una consapevole scelta da parte della platea dei potenziali aderenti ai Fondi pensione è necessaria la predisposizione di una adeguata campagna d’informazione nazionale che preveda il coinvolgimento diretto del Governo e dei Fondi pensione.

Segretario generale Assofondipensione

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Fonte: Assofondipensione

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