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Questo articolo è stato pubblicato il 01 dicembre 2014 alle ore 12:15.
L'ultima modifica è del 01 dicembre 2014 alle ore 12:38.

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Il termine di 90 giorni per la notifica dei verbali relativi alle infrazioni del Codice della strada decorre dalla data dell'infrazione e non da quella dell'accertamento. Lo ha ribadito il giudice di pace di Milano (giudice Francesco Rocca) con la sentenza 13347, depositata il 20 novembre, che ha confermato le osservazioni del ministero dell'Interno il quale, rispondendo alla Prefettura di Milano con la nota 16968 del 7 novembre scorso, ha bocciato la prassi del Comune di notificare i verbali oltre i termini consentiti dalla legge.

La nota del ministero ha lasciato un margine ai giudici di pace nei casi in cui «fattori esterni» impediscano la notifica nei termini indicati dall'articolo 201 del Codice della strada. La risposta dei Comuni è stata immediata: l'alto numero di infrazioni renderebbe impossibile notificare tutti i verbali entro i termini. Le prime indicazioni della giurisprudenza, invece, sono chiare. La notifica dei verbali deve decorrere da una data certa e inequivocabile senza che i Comuni «possano accampare una pluralità di impegni di cui risulterebbero oberati».

Il giudice di pace di Milano ha accolto un ricorso relativo a un'infrazione per eccesso di velocità accertato con un autovelox collocato sul cavalcavia del Ghisallo, che ha sanzionato in media oltre duemila automobilisti al giorno. Immediati sono arrivati i ricorsi e in questi giorni sono rese note le motivazioni delle prime sentenze favorevoli ai conducenti.
La sentenza offre un'interpretazione “evolutiva”: il giudice “invita” i Comuni ad adeguarsi al «progresso telematico e di ricerca dei dati» che non può più essere quello del passato, quando «le ricerche erano effettuate ancora per telefono o per iscritto». Ma la tecnologia non risolve tutto. L'agente incaricato, infatti, deve validare i verbali precompilati e i fotogrammi (articolo 11 del Codice della strada e direttiva Maroni del 14 agosto 2009). Tale omissione renderebbe nulli i verbali.

Seguendo questo orientamento, quindi, la Pa potrebbe essere costretta a rivedere il proprio modo di operare, soprattutto perché le multe che vengono contestate in maniera differita sono circa il 90% del totale. Si eviterebbe in questo modo il rischio di spostare in avanti sine die il termine entro cui gli agenti possono accertare le infrazioni. Nel caso esaminato dal giudice di pace, la violazione era stata commessa il 5 aprile, mentre l'accertamento era stato fatto risalire al successivo 1° luglio, con verbale notificato il 27, quindi ben oltre il termine dei 90 giorni. Il vizio di notifica potrebbe avere conseguenze pesanti sulle casse dei Comuni, portando all'annullamento di tutti i verbali notificati fuori termine.

La questione è già stata sollevata più volte, soprattutto con riferimento ai verbali che prevedono anche la decurtazione dei punti della patente del conducente. In questi casi, lo slittamento in avanti dei tempi di accertamento vanifica di fatto il diritto di difesa del ricorrente, quasi sempre posto nell'impossibilità di ricordarsi il nome del conducente e di comunicarlo tempestivamente, con il rischio di vedersi notificare un ulteriore verbale. Le pronunce però sono state oscillanti, ritenendo valide le multe se le attività di accertamento venivano svolte in tempi ragionevoli, che in ogni caso dovevano essere indicati.
Ora, se l'orientamento milanese sarà confermato, i Comuni dovranno adeguarsi velocemente, con il rischio, in caso contrario, di vedersi addebitare anche le spese del giudizio.

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