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Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2014 alle ore 10:42.
L'ultima modifica è del 11 dicembre 2014 alle ore 11:03.

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Ora arriva anche il “timbro” politico: i Comuni non possono “giocare” sulle date per rispettare formalmente il termine di 90 giorni entro cui le multe stradali vanno notificate. Lo ha affermato ieri alla Camera il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, rispondendo a un’interrogazione del deputato Gianfranco Librandi. Lupi ha confermato l’interpretazione tecnica fornita dal ministero dell’Interno, aggiungendo una valutazione politica che ha riacceso le polemiche coi Comuni. Come sempre in questi casi, la vicenda prenderà due distinte strade. Una politica, fatta di dichiarazioni a uso dei media. E una tecnica, con la quale dovranno misurarsi concretamente i cittadini che presenteranno ricorso.

Sul fronte politico, Lupi ha parlato di multe come «modo improprio per fare entrate», alludendo alle casse dei Comuni. A stretto giro gli ha risposto l’assessore di Milano alla Sicurezza, Marco Granelli, dicendosi meravigliato e ricordando che anche grazie ai nuovi autovelox fissi (all’origine dello sforamento dei 90 giorni da cui è partito il caso, per l’enorme quantità di infrazioni accertate e quindi di verbali da notificare) gli incidenti nel capoluogo si sono dimezzati (mancano però riscontri solidi, dato che gli apparecchi funzionano da soli nove mesi).

Sul fronte tecnico, Granelli ha ribadito l’interpretazione secondo cui quella che l’articolo 201 del Codice della strada chiama data di accertamento (dalla quale decorrono i 90 giorni) «inizia quando l’operatore verifica l’infrazione». Tradotto: la Polizia locale continuerà a inviare verbali fuori termine, anche se «stiamo accorciando i tempo di invio». Dunque, come al solito, toccherà ai cittadini ricorrere al prefetto o al giudice di pace. E poco importa se già in queste settimane gli esiti stanno dando spesso torto al Comune.

Anche la Prefettura, di solito “meno incline” a dare ragione ai ricorrenti, ha ricevuto dal ministero dell’Interno l’indicazione (peraltro espressa in modo non vincolante) di accogliere i ricorsi: una nota del Dait (dipartimento Affari interni e territoriali) in risposta a un quesito della Prefettura stessa ha affermato che si parte dalla data dell’infrazione, richiamando il principio espresso dalla sentenza 198/1996 dalla Consulta, secondo cui i termini partono «dalla data in cui la pubblica amministrazione è posta in grado» di individuare l’infrazione (e non da quella in cui lo fa materialmente).

È ragionevole ritenere che questo principio non valga quando ci sono imprevedibili situazioni straordinarie. Perciò Granelli ora afferma che al Comune si sono stupiti nel vedere quante infrazioni sono state commesse nei primi mesi di funzionamento degli autovelox. Ma è noto che in fase iniziale generalmente accade proprio questo.

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