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Questo articolo è stato pubblicato il 12 dicembre 2014 alle ore 07:34.
L'ultima modifica è del 12 dicembre 2014 alle ore 09:05.

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La prospettiva di un rinvio al 2016 della «tassa locale» chiamata a sostituire Imu e Tasi apre al rischio di super-rincari sull’abitazione principale, mentre sembra cadere in extremis anche il rinvio per decreto, annunciato più volte nei giorni scorsi dallo stesso Governo, del pagamento Imu sui terreni agricoli che perdono l’esenzione fino a ieri riconosciuta nei Comuni «montani» per l’Istat.

Il Fisco immobiliare, compreso il capitolo sullo stop alla super-rendita per i macchinari «imbullonati» (anch’esso atteso e ora a rischio; si veda l’articolo in basso), agita insomma come tradizione il rush finale della manovra. Quest’anno, però, il menu dei problemi è ancora più ricco, perché ai nodi tecnici si sommano quelli politici prodotti dalle regole annunciate e poi cadute sul finale.

Sul piano politico, il nodo più intricato è ancora una volta rappresentato dal destino fiscale dell’abitazione principale. Il tetto di aliquota al 2,5 per mille (o 3,3 per finanziare le detrazioni), è in vigore solo per quest’anno, mentre dall’anno prossimo il tributo potrebbe volare fino al 6 per mille: in soldoni, significa che un bilocale da 60mila euro di valore fiscale, dopo aver pagato 40 euro di Imu nel 2012 e 150 di Tasi quest’anno, potrebbe versarne fino a 360 l’anno prossimo (con 100mila euro di base imponibile si arriva a 600 euro contro i 250-330 massimi di quest’anno). Una Tasi così potrebbe spremere fino a 10 miliardi dall’abitazione principale (invece dei 4 dell’Imu 2012), con una super-leva che ovviamente non sarebbe utilizzata da tutti i Comuni. Il rischio-aumenti, però, sarebbe diffuso, come mostra per esempio il fatto che il Comune di Bologna ha già deliberato il 3,3 per mille per il 2014, ma il 4,3 per mille per il prossimo anno. L’idea, allora, sarebbe quella di replicare il tetto di aliquote attuale, che però quest’anno era stato finanziato anche da 625 milioni di aiuto statale ai Comuni. Per questo il presidente dell’Anci, Piero Fassino, mette le mani avanti e chiede che «nel 2015 siano garantite le stesse risorse di quest’anno», perché una semplice proroga dei limiti attuali «sarebbe insostenibile per i Comuni». Altri 625 milioni, però, oggi nel bilancio dello Stato non ci sono, quindi dal Governo si prova a correre ai ripari: «Come sapevamo - spiega per esempio Enrico Zanetti, sottosegretario all’Economia - un riassetto complessivo ha profili di difficoltà rilevanti con tempi così stretti, per cui bisogna almeno riprendere l’idea che avevo già presentato ad agosto di un puro riassetto normativo che accorpi Imu e Tasi: ritrovarci entrambe le imposte anche nel 2015 sarebbe una sconfitta, un risultato inferiore al minimo sindacale raggiunto per aver sperato di fare troppo».

Nel frattempo, come accennato sopra, sembra cadere in extremis il decreto con la proroga al 26 gennaio del pagamento Imu sui terreni agricoli non più considerati esenti perché «montani». In teoria, quindi, entro martedì milioni di proprietari dovrebbero versare tutta l’imposta 2014 sui beni che hanno perso l’esenzione. Difficile che accada (mentre i 350 milioni ai Comuni sono già stati tagliati), vista l’incertezza alimentata dalle stesse promesse del Governo sul rinvio: una complessità che potrebbe portare almeno a uno stop alle sanzioni, come accaduto, in maniera in realtà piuttosto confusa, con l’acconto Tasi di giugno.

gianni.trovati@ilsole24ore.com

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