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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2015 alle ore 10:52.
L'ultima modifica è del 21 gennaio 2015 alle ore 11:05.

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Più chance per il regime dei minimi del 5 per cento. Da un lato, è stato formalizzato l’emendamento di Scelta civica (primo firmatario Giulio Sottanelli) che punta a estendere le “vecchie” regole a tutto il 2015, secondo la proposta anticipata nei giorni scorsi dal sottosegretario al Mef, Enrico Zanetti.

Dall’altro arriva la conferma dell’agenzia delle Entrate (interpellata a tal proposito dal Sole 24 Ore) che la tassazione al 5% può essere ancora scelta da chi ha avviato l’attività entro gli ultimissimi giorni del 2014. In pratica, chi si è messo in proprio il 31 dicembre scorso avrà tempo fino al prossimo 30 gennaio per optare ancora per il vecchio regime, che ha lasciato il posto a quello forfettario previsto dalla legge di stabilità a partire dal 2015.

Sotto il primo versante, Scelta civica ha presentato un emendamento al milleproroghe che consente l’opzione per la tassazione con fisco ultraridotto ma anche con soglia di ricavi o compensi a 30mila euro uguale per tutti. Una possibilità in più, perché comunque chi vuole (all’avvio di attività o al passaggio dal regime ordinario) potrebbe scegliere il forfettario con sostitutiva al 15% e ricavi variabili in base all’attività svolta, scommettendo soprattutto sulla cancellazione di una lunga serie di adempimenti. Un’iniziativa di matrice parlamentare ma che il sottosegretario Zanetti sottoporrà al parere del ministro Pier Carlo Padoan e di Palazzo Chigi. Il costo dell’operazione è stimato in 15 milioni di euro dal 2015 e di 30 milioni di euro dal 2016, che sarebbero recuperati con una riduzione del «Fondo per interventi strutturali di politica economica» (istituito dal Dl 282/2004).

Resta poi caldo il fronte contributivo, su cui è forte il pressing delle associazioni delle partite Iva (Confassociazioni, Acta e Alta Partecipazione) per congelare l’aumento dell’aliquota Inps al 30,72% (compresa la quota maternità). Sul tavolo c’è già un emendamento Pd al milleproroghe che vuole mantenere il prelievo per professionisti e free lance iscritti alla gestione separata Inps al 27,72% per il 2015 (si veda «Il Sole 24 Ore» di ieri).

Intanto, però, c’è già chi può ancora scegliere il 5 per cento. A fare la differenza sono le regole e i 30 giorni di tempo che vengono concessi per l’apertura della partita Iva. L’articolo 35 del decreto Iva (Dpr 633/1972) prevede infatti che «i soggetti che intraprendono l’esercizio di un’impresa, arte o professione nel territorio dello Stato, o vi istituiscono una stabile organizzazione, devono farne dichiarazione entro trenta giorni ad uno degli uffici locali dell’agenzia delle Entrate ovvero a un ufficio provinciale dell’imposta sul valore aggiunto della medesima Agenzia». Come detto ci sono 30 giorni di tempo per dichiarare l’inizio dell’attività al fisco. Quindi per fare un esempio chi ha iniziato il 22 dicembre scorso avrebbe tempo fino ad oggi per presentare il modello di dichiarazione di avvio all’agenzia delle Entrate ed esprimere l’opzione per i minimi al 5% (ossia quelli del Dl 98/2011). Infatti, la legge di stabilità (articolo unico, comma 88, della legge 190/2014) consente a chi è entrato nel precedente regime di restarci fino alla scadenza del quinquennio o fino al compimento del 35° anno di età. L’effetto potrebbe essere un’ulteriore corsa all’apertura di partite Iva anche a gennaio dopo quella registrata a novembre (+15,6% sullo stesso mese del 2013).

Attenzione, però, alle finte aperture. Chi entra in extremis potrebbe ritrovarsi esposto a contestazioni da parte del fisco nei prossimi anni. Molti professionisti che assistono partite Iva stanno raccomandando cautela e di optare effettivamente per i minimi solo in presenza di una prova che attesti il reale avvio di un’attività.

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