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Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2015 alle ore 06:39.

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Salvataggio in extremis per i vicepresidi. A rivelarlo è stata ieri la ministra dell’Istruzione, Stefania Giannini, ai microfoni del Tg1. Annunciando che il tema dei vicari (che la legge di stabilità eliminava) verrà risolto: «I dirigenti scolastici avranno dal primo momento i vice presidi al loro fianco». Ma per un nodo che viene sciolto ce ne sono altri che continuano ad avvolgere la «Buona Scuola». E che rendono ancora alti i toni sulla riforma. Specie tra sindacati e Anp.

Partiamo dai problemi risolti. Una nota che il ministero dell’Istruzione invierà all’Economia consentirà ai presidi di mantenere il vicario negli istituti con 55 classi (80 nei circoli didattici). Altrimenti scatteranno i semiesoneri. Tutto ciò in attesa che entri a regime il nuovo sistema previsto dalla Buona Scuola. In base al quale il capo d’istituto potrà nominare uno staff che lo coadiuvi in misura pari al 10% del corpo docente.

Passando ai rebus ancora da sciogliere, il primo riguarda gli effetti delle due ordinanze emanate del Consiglio di Stato (su cui si veda Il Sole 24 ore di ieri) che aprono le porte delle graduatorie a esaurimento (Gae) a circa 5mila precari. L’impatto più immediato - e cioè la possibilità che le pronunce annullassero gli effetti delle immissioni in ruolo già disposte - è stato scongiurato. Come sottolineato dalla nota del Miur di lunedì sera e come del resto evidenziato dagli stessi provvedimenti. In entrambe le ordinanze infatti si sottolinea che la decisione non avrà effetto sul piano assunzionale previsto dalle legge 107. Senza dimenticare che si tratta di due provvedimenti cautelari e che lo stesso Consiglio di Stato dovrà pronunciarsi poi nel merito. Magari in quella sede i giudici di palazzo Spada potrebbero ritenere legittima la scelta fatta a suo tempo dall’ex ministro Beppe Fioroni che aveva aperto le porte delle Gae ai soli abilitati con formazione universitaria (e che quindi avevano studiato più o meno dieci anni tra superiori, università, più Ssis) e non alle categorie precedenti di abilitati, come coloro che fino all’anno scolastico 2001 avevano conseguito un semplice diploma magistrale in quattro anni.

Sempre in tema di precari è in via di risoluzione la «lotteria» della fase B delle assunzioni, per usare l’espressione usata dall’Anief. Ma contestata dalla ministra Giannini che ha ribadito come solo un precario su 10 dovrà cambiare provincia per essere assunto a tempo indeterminato. Da ieri notte dovrebbero essere state inviate per e-mail le 16mila proposte di assunzione ad altrettanti docenti. I quali avranno tempo fino all’11 settembre per accettare o rinunciare. Fermo restando che in quest’ultimo caso non avranno altri incarichi e saranno fuori dalle Gae.

Nel frattempo non si placano le polemiche tra sindacati e presidi in vista della riapertura delle scuole. I primi hanno promosso una campagna di resistenza alla riforma inviando agli insegnanti un documento che suggerisce i comportamenti per «risparmiare alla scuola gli effetti più deleteri della legge 107». Un’iniziativa che non è piaciuta affatto all’Anp che ha replicato duramente: «Se c’è una cosa che alla scuola debba essere risparmiata in questa fase di avvio del nuovo anno scolastico - ha evidenziato una nota dell'associazione - sono le tensioni inutili e le forzature pseudo-giuridiche». Con un’aggiunta ancora più netta: «Quale esempio si pensa di dare alle giovani generazioni che nella scuola vengono formate ed educate alla cittadinanza? che le leggi si applicano solo se assecondano le nostre opinioni o i nostri particolari interessi?». Parole definite inaccettabili nella controreplica sindacale.

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