Il 2019 si preannuncia come un anno di “sperimentazione” sul fronte delle pensioni. Da un lato l’avvio del triennio di quota 100. Dall’altro la prosecuzione di opzione donna, un particolare sistema che permette alle lavoratrici di ottenere la pensione
di anzianità con requisiti anagrafici più favorevoli rispetto a quelli in vigore. In più: tasse ridotte a un forfait del 7%
per 5 anni per i pensionati residenti all'estero da almeno 5 anni che scelgano di venire, o tornare, in Italia, ma nelle Regioni
del Sud, Sicilia, Calabria, Sardegna, Campania, Basilicata, Abruzzo, Molise, Puglia, come prevede un emendamento alla manovra
della Lega a prima firma Bagnai depositato in commissione
Bilancio del Senato, che replica il “modello Portogallo” invocato da Matteo Salvini in estate.
Riflettori accesi sulle lavoratrici
Anche se il condizionale è d’obbligo - visto che mancano le misure normative di dettaglio da parte del Governo - vediamo quali
sono le possibilità di uscita delle lavoratrici nel 2019.
Al momento l’opzione può essere attivata solo dalle lavoratrici che hanno i seguenti requisiti:
● 57 anni di età se lavoratrici dipendenti o 58 anni di età se autonome
● 35 anni di contributi
entrambi maturati entro il 31 dicembre 2015.
Nel caso di una proroga disposta dalla legge di bilancio del 2019 sarà possibile maturare i requisiti almeno fino al 2018 o entro una finestra successiva disposta dalla norma.
I «nuovi» requisiti
Potrebbero dunque riuscire ad accedere a opzione donna le lavoratrici nate entro il 31 dicembre del 1959 se dipendenti e entro il 31 dicembre 1958 se autonome, in entrambi i casi
con 35 anni di contributi. Da tener presente che l’erogazione effettiva dell’assegno sarà dopo 12 mesi (dalla maturazione
dei requisiti) per le lavoratrici dipendenti e 18 mesi per le lavoratrici autonome e “miste”.
Assegno più leggero
Chi accede ad opzione donna deve aver ben presente il fatto che l’assegno di pensione sarà ricalcolato interamente con il
sistema contributivo, che porta a una penalizzazione anche fino al 40% nel caso in cui la lavoratrice goda anche del metodo
di calcolo retributivo o anche misto.
D’altra parte, rispetto alla pensione anticipata e ancor di più rispetto a quella di vecchiaia, opzione donna consente un anticipo dei tempi di percezione dell’assegno superiore anche a otto anni.
Il bilancio delle richieste fino a oggi
Finora, secondo l’Inps, sono state autorizzate poco meno di 30mila domande per opzione donna, negli anni 2016, 2017 e 2018, per una spesa complessiva di 207 milioni di euro.
Secondo alcune stime, la proroga di opzione donna, potrebbe allargare la platea di richieste, di circa 35mila l’anno a partire dal 2019.
Altre possibilità di uscita per le lavoratrici
Per le lavoratici restano ovviamente tutte le altre possibilità di uscita, a partire dalla pensione di vecchiaia (67 anni di età e un minimo di 20 anni di contributi) e da quella anticipata (42 anni e tre mesi di contributi). Il ritorno del sistema delle finestre, con il provvedimento su quota 100 allo studio del Governo, dovrebbe però avere un impatto anche sulla soglia di anticipo ai sensi della legge Fornero: a gennaio potrebbero restare i 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 e 10 per le donne, senza l’aumento di 5 mesi. Saranno però previste per queste pensioni però le finestre trimestrali e quindi il vantaggio reale sarà di soli due mesi.
Proposta Lega: lavoratrici con tre figli prima in pensione
Tra gli emendamenti presentati alla Manovra, in tema di pensioni “rosa”, sempre la Lega propone tre anni di contributi figurativi
per ogni figlio a partire dal terzo per le mamme-lavoratrici che abbiano già 50 anni e 20 di contributi. A firma Pillon,
l’emendamento contiene anche una serie di norme pro-famiglia, dal raddoppio dei giorni che si possono prendere per malattia
dei figli (10 e fino ai 16 anni dei figli) al raddoppio degli assegni familiari per i nuclei da 6 componenti in su e aumento
del 50% per i nuclei con 5 componenti.
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