Area B parte il 25 febbraio. È la prima volta in Italia che viene istituita una zona a traffico limitato estesa a quasi tutto il centro abitato di una città, per giunta grande (Milano). E, per quanto le limitazioni del traffico siano valide solo nelle ore lavorative dei giorni feriali, questa Ztl sarà la misura che influenzerà in modo mai visto le scelte della gente in materia di mobilità: di qui a ottobre 2030, chiuderà gradualmente la città a tutti i diesel. Lo farà con una deterrenza anch’essa senza precedenti: i controlli non sono affidati alla presenza più o meno saltuaria dei vigili, ma a telecamere sempre attive.
PER APPROFONDIRE: La cartina con la mappa dettagliata dei varchi
I divieti
Certo, salvo emergenze dovute a picchi momentanei di smog, per ora i divieti per gli autoveicoli sono limitati agli esemplari
di classe ambientale Euro zero a benzina e si estendono fino alla Euro 3 solo per le diesel. Quindi lo schema è analogo alle limitazioni già concordate nel 2017 dalle Regioni del bacino padano, con la sola novità
che valgono tutto l’anno (dal lunedì al venerdì, nell’orario 7,30-19,30) e non solo d’inverno. Ma nei prossimi anni i divieti toccheranno anche esemplari
più recenti, fino a stabilire che in pratica dopo una decina d’anni l’auto va cambiata o comunque lasciata ferma per buona parte del tempo.
Un anno cruciale sarà il 2025, quando verranno fermate le Euro 5 (oggi recenti, ce ne sono anche del 2016) e quelle Euro 6A, B e C acquistate da quest’anno (perché sono trattate come fondi di magazzino, visto che gli standard migliori disponibili da qualche mese sono Euro 6D-Temp ed Euro 6D, che potranno andare avanti fino al 2030).
Le telecamere
Ma come si farà ad applicare in modo credibile su un’area così grande limitazioni così complesse e stringenti? Si potrà contare
su controlli con telecamere: il ministero delle Infrastrutture li ha autorizzati, dopo anni di trattative e studi. Ma è solo
un ok sperimentale: la questione è ancora controversa e deve essere approfondita. Sullo sfondo, c’è il rischio di ricorsi di massa contro le multe, che potrebbero minare l’intera
iniziativa.
Stranieri (quasi) impuniti
C’è un primo problema che riguarda i veicoli con targa straniera. Le talecamere possono anche fotografarli, ma il sistema
di controllo non può stabilire se possono circolare.
Infatti, la loro classe ambientale è ignota alle autorità italiane: occorrerebbe accedere in tempo reale alle banche dati dei Paesi in cui sono immatricolati, cosa impossibile. L’unica cosa che si può fare è affidarsi ai controlli tradizionali fatti dai vigili (quando hanno tempo e personale e se i documenti di bordo sono sufficientemente chiari).
I problemi legali
Con le targhie italiane, invece, pparentemente l’unica difficoltà per far funzionare davvero i controlli sta nella necessità
di installare telecamere proprio su tutte le strade d’ingresso in città: per una metropoli come Milano sono tantissime e di tutti i tipi. E infatti a regime sono previsti ben 188 varchi di controllo (per ora ne sono installate poche, per cui l’avvio delle multe
sarà relativamente lento).
Ma l’ostacolo pressoché insormontabile è un altro: la possibilità legale di utilizzare anche solo una telecamera in una situazione di questo genere. Infatti, per ragioni di privacy, non si possono interrogare indiscriminatamente le banche dati (fondamentalmente, in questo caso, l’Anv - Archivio nazionale veicoli - tenuto dalla Motorizzazione): lo si può fare solo per ricavare le generalità dell’intestatario (e così spedirgli il verbale dell’infrazione), non anche per capire se un mezzo è in regola o no.
Nel caso delle normali zone a traffico limitato (Ztl) istituite finora, i Comuni rispettano questo vincolo: hanno un proprio elenco di autorizzati all’accesso (per esempio, i residenti, i mezzi di servizio ed emergenza e chi paga l’eventuale pedaggio, come accade nell’Area B della stessa Milano). Per Area B, invece, la violazione può essere accertata solo disponendo di un elenco delle caratteristiche tecniche di ciascun veicolo immatricolato, presenti appunto nell’Anv.
Ulteriore difficoltà è che l’elenco deve essere continuamente aggiornato. Quindi occorre almeno un collegamento quotidiano con l’Anv, per scaricare i dati dei veicoli immatricolati il giorno prima. Ma così si rischia di violare il Dlgs 250/1999, che detta le regole per i controlli sulle Ztl: l’articolo 5, comma 2, stabilisce seccamente che «gli impianti non sono interconnessi con altri strumenti, archivi o banche dati».
L’autorizzazione provvisoria
Per questi motivi, finora il Comune di Milano non era riuscito a ottenere l’ok del ministero delle Infrastrutture. Ma il 28
gennaio, dopo anni di riunioni, la direzione generale Sicurezza stradale del ministero ha concesso l’autorizzazione per i primi 15 varchi. Sono quelli già installati.
Dal ministero, in risposta alle domande del Sole 24 Ore, precisano che il sistema di controllo automatico cui è stato dato l’ok «si basa sulla costituzione di specifiche black list di tipo statico delle targhe dei veicoli cui l’accesso non è consentito». Un modo per dire che, essendo le liste solo statiche, non c’è una vera e propria interconnessione tra il sistema e l’Anv e quindi non si viola il Dlgs 250/1999. Ma in realtà le liste cambieranno ogni giorno e la formulazione della norma lascia spazio a diverse interpretazioni ed è prevedibile che su queste faranno leva molti ricorsi che verranno presentati da cittadini colpiti dai divieti di circolazione.
Le regole di dettaglio
Che cosa s’intende per «acquistati dal 1° gennaio 2019»? Questa è la condizione-tagliola per le molte diesel Euro 6 che non rispettano gli standard post-dieselgate e quindi non si possono fregiare della classificazione «Euro 6D-Temp» o «Euro 6D»: stando alla comunicazione e alle delibere fatta finora dal Comune, potranno circolare fino a ottobre 2028 solo se acquistati prima di quest’anno, perché in caso contrario lo stop scatterà già a ottobre 2025.
Ora però il Comune stabilisce che in realtà fa fede la data di prima immatricolazione. Quindi anche chi acquista ora un usato (anche km zero) Euro 6A, B o C targato fino al 31 dicembre 2018 potrà utilizzarlo liberamente fino al 2028.
L’autorizzazione definitiva
Per i 173 varchi che mancano per arrivare ai previsti 188 «dovrà essere concessa ulteriore specifica autorizzazione». Non
è chiaro se sia solo perché occorre studiare le posizioni esatte in cui installare le telecamere o perché ci sono da definire
altri aspetti fondanti. Non solo i dettagli del rispetto del Dlgs 250/1999, ma anche - per esempio - quanto la Motorizzazione percepirà dal Comune di Milano per la fornitura dei dati. Una questione su cui le parti hanno già avuto un contenzioso al Tar anche nel ben più pacifico ambito della notifica delle multe e che verrà regolata da una convenzione attualmente «in corso di sottoscrizione».
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