Sono spesso evocati come mezzi ingombranti, inquinanti e che consumano molto. Per questo sono criticati dagli ambientalisti. Eppure sono esentati dall’ecotassa, entrata in vigore il 1° marzo. Sono i pick-up, cioè i fuoristrada con dietro un cassone, molto diffusi negli Usa (soprattutto con grossi motori a benzina) e con un pubblico anche in Italia. Non pagano l’ecotassa per un incrocio difettoso fra le norme italiane e quelle europee. Lo stesso incrocio che da vent’anni mette a rischio di multe i privati cittadini che usano un pick-up.
In termini semplici, l’ecotassa è dovuta solo sulle auto. I pick-up, invece, sono classificati ufficialmente come autocarri. Per essere più precisi, il tributo colpisce i veicoli di categoria internazionale M1 (i più leggeri tra quelli per trasporto persone, cioè in sostanza autovetture, pullmini e camper), che per definizione hanno almeno quattro ruote e al massimo nove posti. I pick-up sono invece inquadrati come N1 (i più leggeri tra i veicoli per trasporto cose, in prevalenza furgoncini derivati da auto), che devono avere un peso complessivo entro le 3,5 tonnellate.
La direttiva europea non fa differenze
È così dal 1999, quando la direttiva europea 98/14 sui tipi di carrozzeria inquadrò quello dei pick-up nella categoria N1. Una scelta puramente tecnica, come un po’ tutte le classificazioni internazionali dei veicoli: conta il fatto che il cassone
sia fatto per trasportare oggetti.
Così, è del tutto indifferente il fatto che tali oggetti siano le merci di un’azienda o gli attrezzi per hobby o casa di un
privato cittadino.
L’ecotassa non può distinguere
Teoricamente, l’ecotassa dovrebbe colpire i pick-up utilizzati dai cittadini, perché si presume che solo in pochi casi siano
assolutamente irrinunciabili: non sono molti quelli che di frequente hanno davvero bisogno di un cassone.
Sempre in teoria, il discorso è diverso per le imprese: salvo il caso del veicolo intestato al’azienda e usato per scopi personali, se si è scelto un mezzo di questo tipo è perché ci sono motivazioni razionali (capacità di carico e possibilità di percorrere anche strade accidentate o di andare in fuoristrada). Non a caso, i pick-up sono spesso impiegati dagli enti che fanno Protezione civile.
Ma ai fini pratici non si può distinguere tra queste fattispecie. Quindi dovrebbero pagare tutti o nessuno e si è correttamente deciso «nessuno».
I rischi di multa
Resta comunque il problema della reale liceità dell’uso dei pick-up anche nella vita quotidiana familiare. Rispetto alle direttive
europee sui tipi di veicolo, in Italia c’è una complicazione: le questioni tecniche si incrociano con quelle fiscali. E, siccome la tassazione degli autocarri è sotto vari aspetti più favorevole rispetto a quella delle autovetture, si è posto
un paletto per evitare che tutti girassero su mezzi immatricolati come autocarro.
Così l’articolo 54, comma 1, lettera d) del Codice della strada definisce gli autocarri (categoria nazionale che trova posto nelle internazionali N1, N2 e N3, quindi dal furgoncino al grosso tir) come «veicoli destinati al trasporto di cose e delle persone addette all’uso o al trasporto delle cose stesse». Quindi a bordo non possono prendere posto i «non addetti», il che fa pensare che possano trovarsi solo persone il cui lavoro abbia a che fare con le cose trasportate.
C’è una tesi secondo cui, per esempio, anche un bambino si possa considerare addetto alla propria cartella che aprirà a scuola, dove i genitori lo stanno accompagnando con un pick-up o u autocarro in genere. Ma appare a rischio di bocciatura in caso si ricorresse al giudice per far annullare una multa.
Si applicano le sanzioni previste dall’articolo 82 del Codice per aver destinato il mezzo a un trasporto diverso da quello consentito per la categoria riportata dalla carta di circolazione: multa di 87 euro e sospensione della carta stessa (da uno a sei mesi, che diventano da sei a 12 mesi per i recidivi).
Il problema penalizza il mercato dei pick-up da vent’anni e le case automobilistiche non sono riuscite a far interpretare il Codice in modo più elastico né a farlo cambiare. Forse men che meno ora che i problemi dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici si stanno imponendo all’attenzione pubblica.
Alla fine, per gli appassionati resta solo una speranza: non incappare mai in controlli su strada o trovare agenti che soprassiedono. Per non penalizzare chi ha comunque speso decine di migliaia di euro per acquistare un pick-up (cosa che di per sé non è vietata) o per scarsa conoscenza delle norme.
© Riproduzione riservata