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Questo articolo è stato pubblicato il 16 luglio 2011 alle ore 09:38.

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di Eugenio Bruno e Roberto Turno
La manovra allontana il taglio dei costi della politica ma dentro il Governo la Lega prova ad accelerare. Il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, ha messo a punto la bozza di Ddl costituzionale in 33 articoli che dimezza e porta da 945 a a 500 i parlamentari, rafforza i poteri del «primo ministro», manda in soffitta il bicameralismo perfetto, introduce il Senato federale e abbrevia l'iter delle leggi. Ed è pronto a portarla al pre-Consiglio dei ministri della prossima settimana.

L'intento politico è chiaro: far passare il messaggio che, dopo una maxi-correzione dei conti da 47,8 miliardi che ha impattato solo per lo 0,016% sui partiti che si sono visti tagliare appena 7,7 milioni di rimborsi elettorali, chi amministra la cosa pubblica non può essere esente da sacrifici. Dando così seguito, anche se in ritardo, a uno degli slogan lanciati da Pontida un mese fa. Ma il rischio di un effetto spot c'è tutto. Anche per lo strumento prescelto: una legge di revisione costituzionale avrà bisogno di tempi lunghi, mentre le Camere, in un quadro politico traballante, hanno davanti non più di 20 mesi di lavoro vero.

Il testo, che Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare, ricalca non senza novità quello messo a punto un anno fa dallo stesso ministro leghista. A cominciare dagli interventi sul Parlamento. Accanto a una Camera dei deputati, formata da 250 componenti anziché i 630 attuali, compare il Senato federale: sarà eletto a suffragio universale su base regionale in concomitanza con le elezioni locali e avrà anch'esso 250 membri, al posto dei 315 odierni. Contemporaneamente sparisce la circoscrizione estero e viene sancito il principio che l'indennità di onorevoli e senatori sarà «stabilita dalla legge, in misura corrispondente alla loro effettiva partecipazione ai lavori secondo le norme dei rispettivi regolamenti». Si potrà diventare deputati e senatori a 21 anni. E presidente della Repubblica a 40. Il suo supplente, in caso di impedimento, sarà il presidente della Camera.

I due rami del Parlamento avranno poteri diversi. La Camera si occuperà delle materie di competenza statale in base a un nuovo elenco della materie contenute dall'articolo 117 della Costituzione che vedrà tornare sotto l'ala dello Stato reti, comunicazione ed energia; il Senato federale esaminerà quelle di competenza concorrente. Camera e Senato federale esamineranno insieme i Ddl costituzionali e quelli sui maggiori poteri regionali su istruzione, ambiente e giudici di pace. Dopo l'approvazione della Camera competente, l'altra assemblea potrà solo esprimere un parere, non vincolante, entro 30 giorni. I tempi di discussione di una legge dovranno avere «termini certi» e il Governo potrà chiedere di limitarli a 30 giorni, ma con altrettante garanzie per le opposizioni.

Il presidente del Consiglio diventa «primo ministro» e acquista più poteri. Sarà nominato sulla base dei risultati elettorali e la fiducia gli sarà data solo dalla Camera «su un determinato programma». In caso di sfiducia il premier dovrà dimettersi entro sette giorni. Per evitare ribaltoni, la mozione di sfiducia potrà indicare un sostituto ma dovrà essere votata dalla maggioranza assoluta dei deputati purché «conforme ai risultati» elettorali. E il capo dello Stato dovrà adeguarsi.

Per il presidente della Repubblica sono però previste anche altre limitazioni. Non nominerà più i senatori a vita: arrivano invece i «deputati a vita», limitati agli ex inquilini del Quirinale. Potrà sciogliere solo la Camera, «anche su richiesta» del primo ministro. E potrà farlo anche negli ultimi sei mesi del suo mandato: scompare così il cosiddetto 'semestre bianco'.

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