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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2013 alle ore 19:01.

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Stop di Grillo ad accordi con il Pd. Ballottaggi, quanto vale il voto 5StelleStop di Grillo ad accordi con il Pd. Ballottaggi, quanto vale il voto 5StelleStop di Grillo ad accordi con il Pd. Ballottaggi, quanto vale il voto 5StelleStop di Grillo ad accordi con il Pd. Ballottaggi, quanto vale il voto 5StelleStop di Grillo ad accordi con il Pd. Ballottaggi, quanto vale il voto 5StelleStop di Grillo ad accordi con il Pd. Ballottaggi, quanto vale il voto 5Stelle

Chi conta sul voto dei 5 Stelle ai prossimi ballottaggi ha capito male. Anzi non ha capito nulla. È questo in sintesi il Grillo-pensiero postato dal leader del Movimento sul suo blog. «Ogni tanto - dice Grillo - è bene ribadire che il MoVimento non è un partito, non fa alleanze con i partiti, né inciuci. Questo vale per i prossimi ballottaggi dove non appoggeremo la destra e tanto meno la sinistra, tra loro non c'è alcuna differenza, forse la destra ti prende un po' meno per il culo». I capoluoghi dove il voto dei 5 Stelle potrebbe essere davvero determinate sono tre: Brescia, Treviso, Avellino. In tutti questi casi i candidati in corsa per la poltrona di sindaco sono distanziati, al primo turno, solo da una manciata di voti. E poi c'è Roma.

A Brescia c'è un vero e proprio testa a testa con Emiliano Del Bono e Adriano Paroli divisi soltanto dallo 0,1% delle preferenze a favore del candidato di centrosinistra Del Bono al 38,1%, mentre Laura Gamba del M5S ha ottenuto il 7,3%; a Treviso è in vantaggio Giovanni Manildo (cs) con il 42,5% su Giancarlo Gentilini (cd) fermo al 34,8%, ma Massimo Zanetti sostenuto da una serie di liste civiche potrebbe correre in soccorso del candidato leghista e portargli in dote il 10,6% ottenuto al primo turno, Alessandro Gnocchi del 5Stelle è al 6,9%; ad Avellino Paolo Foti (cs) ha ottenuto il 25,3% e va al ballottaggio con Costantino Preziosi al 23% sostenuto da Udc e da alcune liste civiche, il resto del voto è frazionato tra diverse liste tra cui quella Pdl con Nicola Battista al 16,6% e quella del M5S al 5,7% con Tiziana Guidi.

Alle amministrative di domenica e lunedì scorsi il Movimento 5 Stelle ha perso, rispetto alle politiche, un numero consistente di voti, solo 1 elettore su 4 ha confermato il proprio voto al movimento guidato da Grillo. La maggior parte degli 'infedeli' ha scelto l'astensionismo (il 40% dicono le rilevazioni degli istituti di ricerca), gli altri avrebbero diviso più o meno in modo equivalente la loro preferenza tra centrodestra e centrosinistra. E adesso l'invito lanciato nel corso nel Tutti a casa tour sembra ribaltarsi. Beppe Grillo aveva infatti stuzzicato i giovani democratici a un percorso comune, «stracciate la tessera, venite dentro il Movimento». Ora, a Roma per esempio, Ignazio Marino utilizza uno dei leitmotiv della campagna 5 Stelle: «Faremo tornare di moda onestà e trasparenza», dice il candidato del centrosinistra. Nella Capitale Marino al primo turno ha portato a casa il 42,6% delle perferenze, contro il 30,3% del sindaco uscente Gianni Alemanno. Marcello De Vito, sostenuto dal M5S, ha ottenuto il 12,4% dei voti e ha annunciato che al ballottaggio non si esprimerà, mentre Alfio Marchini (9,5% al primo turno) per ora non si sbilancia.

Ma se già al primo turno buona parte degli elettori del Movimento 5 Stelle ha scelto il non voto, è presumibile che farà altrettanto al ballottaggio, come peraltro indicato da Beppe Grillo. Per il resto è possibile che il voto grillino si divida, pure in questo caso, quasi equamente tra centrodestra e centrosinistra. Il voto della base però potrebbe essere meno propenso a sinistra di quanto non appaia dalla rappresentanza in Parlamento. Lo deve aver ben presente Grillo che dicendo no a possibili accordi per il ballottaggio con il Pd o il Pdl sostiene: «Tra loro non c'è alcuna differenza», ma ammette, «forse la destra ti prende un po' meno per il culo». Sempre Grillo sullo Ius soli ha preso una posizione chiaramente distante dall'elettorato di sinistra sostenendo che la decisione di cambiare le regole può essere assunta soltanto attraverso un referendum e «non può essere lasciata a un gruppetto di parlamentari e di politici in campagna elettorale permanente», ma «dovrebbe essere materia di discussione e di concertazione con gli Stati della Ue». Così tra astenuti, incerti e divisioni delle preferenze tra i due principali schieramenti politici, il voto dei 5 Stelle al ballottaggio potrebbe frazionarsi a tal punto da risultare rilevante solo nei casi in cui a fare la differenza saranno una manciata di voti.

Lo stop di Beppe Grillo ai suoi parlamentari ad accordi con il Pd è netto: «Chi si è candidato per il M5S al Parlamento e vuole un accordo con il pdmenoelle scordandosi degli impegni elettorali, è pregato di avviarsi alla porta», dice il leader 5 Stelle. Resta da capire come la scelta di non prendere posizione verrà interpretata da quella parte dell'elettorato grillino che avrebbe preferito un accordo con il Pd di Bersani al posto di un'opposizione considerata «sterile». Grillo prosegue anche nella sua crociata contro la tv, se la prende con la Rai «una fogna» che «va riformata al più presto», ma anche con Mediaset, con Quinta Colonna, il programma di Rete 4. Sui social media intanto diversi simpatizzanti del Movimento lo invitano ad andare in tv, ad esporre le sue idee, imputando il calo nelle amministrative a un problema di comunicazione. E anche l'ideologo Paolo Becchi ha sostenuto che «c'è bisogno di maggiore visibilità».

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