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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2013 alle ore 12:19.

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Una lista precisa ancora non c'è, così come manca un coordinamento alla luce del sole, ma di sicuro i deludenti risultati delle ultime comunali hanno ingrossato le file dei potenziali dissidenti nella fila dei parlamentari del M5S. Già perplessi sulle scelte al momento della formazione del governo e dell'elezione del presidente della Repubblica, diversi parlamentari guardano alla riunione congiunta che domani vedrà deputati e senatori stellati riuniti a Montecitorio per analizzare il risultato delle ultime amministrative come l'occasione giusta per far emergere il disagio e cercare di far cambiare rotta la movimento.

Movimento diviso tra delusi e (parzialmente) soddisfatti
Al momento, gli eletti e i militanti che si confrontano in Rete si dividono tra chi sottolinea gli elementi comunque positivi usciti dalle elezioni (gli oltre 400 consiglieri comunali eletti in tutta Italia partendo in moti casi da zero, la debacle degli altri partiti in termini di voti persi, che oggi campeggia tra i titoli di testa del blog di Grillo) e chi sollecita una riflessione profonda sul modo di fare politica dei grillini (vedi l'ostilità verso i media, la mancanza di comunicazione verso l'esterno, i diktat dall'alto che condizionano le scelte dei parlamentari, l'ossessione per i costi della politica che non coinvolge l'elettorato, la selezione di candidati non in sintonia con il territorio).

Pochi i "frondisti" esplicitamente critici
Pochissimi, tra i parlamentari, quelli che apertamente lanciano segnali di insofferenza, come Adriano Zaccagnini («Abbiamo deluso chi ci ha votato perché cambiassimo le cose»), Tommaso Currò («Il nostro disimpegno da ogni responsabilità ha avuto il suo esito») e Walter Rizzetto, che non condivide l'analisi di Grillo sull'Italia «peggiore» che avrebbe votato per Pd e Pdl: «Una riflessione ora va fatta, non si può incolpare chi non ci ha votato». Una fronda di pochi, che potrebbero aumentare nei prossimi giorni: le ultime indiscrezioni parlano di una decina di parlamentari pronti a fare la prima mossa verso al creazione di un gruppo parlamentare separato se le cose non cambieranno, a cominciare dal "pugno di ferro" usato da Grillo e Casaleggio per determinare la linea politica del movimento.

Il prevalere degli attendisti: a giorni la scelta del nuovo capogruppo
La linea prevalente è quella attendista, con un altro appuntamento importante in vista: la scelta del successore di Vito Crimi come portavoce e capogruppo dei Grillini al Senato (alla Camera Riccardo Nuti prenderà il posto di Roberta Lombardi). La turnazione era attesa, ma potrebbe comunque essere l'occasione perché i dissidenti riescano ad imporre un nome meno allineato alle scelte di Grillo, capace cioè di modificare almeno in parte la linea M5S in Parlamento.

L'invito a collaborare con il Pd lanciato da Renzi
In questo quadro, non pasa inosservata l'intervista rilasciata oggi da Matteo Renzi al Messaggero, in cui il sindaco di Firenze sembra voler offrire una sponda politica agli eventiali dissidenti del Movimento: «C'è una parte dei 5Stelle che giustamente vuole ragionare con noi, e proprio le riforme sono il terreno su cui possiamo e dobbiamo sfidare Grillo» che - ragiona Renzi - «ha chiaramente perso le elezioni» anche se «i temi che pone non sono meno forti di prima. Allora dico: ragazzi, lavoriamo insieme». L'invito a collaborare con il Pd rivolto al M5S potrebbe concretizzarsi su due fronti: il superamento del bicameralismo perfetto, con il Senato delle Autonomie che dovrebbe essere introdotto con le riforme costituzionali, e l' abolizione del finanziamento pubblico, messo in pista dal premier Letta.

La soddisfazione di Mastrangeli, ex M5s ora al gruppo Misto
Chi si aspetta di essere presto in compagnia è probabilmente il senatore Marino Mastrangeli (ex M5S, ora al gruppo Misto, allontanato dal Movimento a causa della sua partecipazione a trasmissioni televisive vietate dal regolamento interno M5S), che a Tgcom24 rivendica di aver avuto la vista visto lunga sulla reazione degli elettori: «Gli elettori ci avevano chiesto di governare e questo non lo abbiamo voluto fare. Gli elettori ci hanno dato una risposta chiara, abbiamo sbagliato linea politica, ma siamo ancora in tempo per recuperarla. Con i consensi ricevuti dovevamo governare con le forze politiche sane di questo Parlamento».

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