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Questo articolo è stato pubblicato il 06 settembre 2013 alle ore 13:29.

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David Gann (Imperial College): oggi per vincere sull'innovazione occorre puntare sui propri punti di forza

L'innovazione è, soprattutto, un "processo evolutivo". Si sviluppa in seguito all'innesco di specifiche condizioni economiche, sociali, culturali e istituzionali. Ma tende a emergere solo quando si verificano i cosiddetti "trade off" che gli imprenditori ritengono necessari e sufficienti ad implementare le nuove applicazioni".

Parola di David Gann, esperto di innovazione applicata all'Imperial College di Londra, tra le dieci migliori università del mondo. Il docente inglese è anche fondatore del gruppo "Innovazione e imprenditorialità", un centro leader costantemente classificato dal Financial Times tra i primi tre al mondo nelle attività in campo imprenditoriale, che ospita programmi di ricerca per oltre 60 milioni di euro (collaborando con grandi e piccole imprese, tra cui Ibm, Finmeccanica, Microsoft, Nokia, Citigroup e Bp).

D. Dottor Gann, lei si occupa anche di un altro tema molto importante per la crescita e lo sviluppo, quello del trasferimento tecnologico. Che cosa state facendo su questo versante?
R: In effetti, oltre a essere consulente del governo Cameron, cerco di applicare le mie idee in questi campi. Come presidente dello Smart London board (che riporta direttamente al Sindaco di Londra, Boris Johnson) ho la responsabilità di definire visione, strategia, agenda, sviluppo del nuovo Campus londinese (con un'estensione di oltre 10 ettari) e della infrastruttura digitale dell'Imperial West. Si tratta di un progetto pubblico-privato che prevede investimenti per oltre tre miliardi di euro nel prossimo decennio.

D: Mi sembra di capire che lei creda molto nella cooperazione.
R: Assolutamente sì. L'innovazione non è affatto uno "zero-sum game", cioè un gioco a somma zero. Solo collaborando, ad esempio nella simulazione e nell'incubazione di idee in materia di salute, ambiente, energia sistemi, servizi è possibile ottenere risultati.

D: Nelle classifiche Ocse l'Italia risulta sempre agli ultimi posti per la ricerca. Eppure il "calabrone Italia" continua a volare, specie sui mercati esteri, in concorrenza con Paesi più strutturati di noi...
R. Numerosi studiosi hanno sottolineato come il made in Italy, basato sulle filiere produttive dei "custer", non sempre contabilizzi questo tipo di investimenti. Molti produttori, specie nei settori maturi, mettono in pratica il modello giapponese del "kaizen", cioè di miglioramenti piccoli, ma costanti nel tempo. Anche questo è un modo per innovare.

D:Quali suggerimenti si sente di dare al nostro Paese?
R: Oggi i modelli vincenti di innovazione stanno rapidamente cambiando. In passato ci si basava molto più sulla ricerca. Oggi è importantissimo accelerare sui propri punti di forza già acclarati e, soprattutto, riconosciuti dagli altri Paesi, dal mercato e dai consumatori finali come tali. Non per niente i grandi gruppi cercano di "importare" dall'esterno l'innovazione, avvicinandosi ad esempio in mille modi (internet compreso) al consumatore. Inoltre le aziende cercano di incentivare gli stessi dipendenti e i venditori a fare da suggeritori per accelerare l'introduzione di novità sul mercato.

D: Intende dire che possiamo recuperare il terreno perduto?
R: Nella società postmoderna, sono numerose le forze che guidano i processi di innovazione.

D: Può fare qualche esempio?
R: Prenda la forza del design. In tutte le sue declinazioni, e non solo quelle più appariscenti.

D: Può fare un esempio?
R: Mi viene in mente Alessi. Opera in un settore che tutti considerano assolutamente tradizionale e maturo, eppure le novità e la "freschezza" che quest'azienda ha saputo portare sul mercato grazie ad architetti, designer e giovani ingegneri sono incredibili e hanno avuto immediati riscontri di mercato, oltre che fare da "trend setter" e spalancare la porta a numerosi "imitatori" della serie "me too".

D: Gli altri "driver" della moderna innovazione?
R: Un'azienda che abbia clienti esigenti (noi ad esempio lavoriamo anche per la Roll Royce) deve ritenersi molto fortunata. Spesso sono proprio loro a dirci quello di cui hanno bisogno. Basta saperli ascoltare.

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