Notizie ItaliaParla la ministra Madia: ecco perché la riforma della Pa andrà in porto. Ma si annuncia battaglia
Parla la ministra Madia: ecco perché la riforma della Pa andrà in porto. Ma si annuncia battaglia
di Manuela Perrone | 15 maggio 2014
«Noi questa riforma non la facciamo, come alcuni ministri prima di noi, contro i dipendenti pubblici, ma insieme ai dipendenti pubblici». Parola di Marianna Madia, ministra per la Pubblica amministrazione, che ai microfoni di Focus 24, la rubrica della web tv del Sole 24 Ore, spiega perché la riorganizzazione della Pa annunciata dal Governo Renzi abbia le carte in regola per diventare realtà.
Madia: «I tempi sono maturi»
Il forte «commitment politico», insieme alla partecipazione dei cittadini e dei dipendenti, sono per Madia i fattori che non inchioderanno al palo anche questa riforma. «I tempi sono maturi, c'è la consapevolezza da parte di tutti che è una priorità». Lo dimostrano a suo avviso le 12mila e-mail arrivate come risposta alla consultazione online sulle linee guida della riforma, che si chiuderà il 30 maggio e che è stata voluta dall'Esecutivo al posto della classica concertazione: «Le stiamo selezionando e leggendo con cura anche con la collaborazione di un intero dipartimento di statistica dell'Università La Sapienza di Roma».
Dirigenti da valorizzare
«La più grande azienda di questo Paese, che è la Pubblica amministrazione - sostiene la ministra - deve avere alla sua testa dei dirigenti valorizzati perché questi stessi dirigenti sono il motore delle riforme che fa la politica e sono attuatori delle norme che danno servizi a cittadini e imprese». Va in questa direzione, per Madia, la volontà di creare «un mercato della dirigenza» con il ruolo unico e la valutazione all'interno del percorso di carriera.
I sindacati? «Non sono bypassati»
«Non stiamo bypassando i sindacati», precisa Madia, che ieri ha riferito di voler programmare un incontro prima del 13 giugno, data in cui il Consiglio dei ministri dovrebbe varare la riforma. «Stiamo consultando dipendenti pubblici e cittadini, e questo credo che sia un arricchimento anche per i sindacati». Da loro la ministra – che sempre ieri ha affermato come da qui al 2018 si potrebbero liberare 10mila posti nella pubblica amministrazione («uscite non traumatiche, non esuberi)» - si aspetta «suggerimenti, proposte e anche contestazioni puntuali sui contenuti della lettera che con il presidente del Consiglio abbiamo inviato a tutti».
Lanzillotta (Sc): «Riforma madre del cambiamento del Paese»
Linda Lanzillotta non ha dubbi: la riforma della Pa è cruciale per cambiare rotta. Ma la sua strada è lastricata di ostacoli "storici", che si annideranno innanzitutto nel passaggio parlamentare: «Resistenze corporative, ritardi e svuotamento delle parti più forti». Per la senatrice di Scelta civica il premier Matteo Renzi «dovrà spendere tutto il suo peso politico, come e forse più che per le riforme istituzionali».
Dipendenti, dirigenti e Prefetti in trincea
Le resistenze sono già forti. Per Giovanni Faverin (Cisl Fp), «quello che ha fatto partire Renzi è un sondaggio veloce e superficiale su alcuni temi: ad esempio la questione dirigenza e corruzione, come si sta vedendo in questi giorni a Milano, è uno degli elementi sottovalutati». Silvestre Bertolini, presidente Cida, la confederazione dei manager pubblici e privati, contesta il tetto alle retribuzioni: «È un controsenso: noi vogliamo manager bravi e preparati ma non vogliamo pagarli per il loro merito». E i prefetti del Sinpref, tramite la viceprefetto Maria Santorufo, mettono in guardia dai rischi della riorganizzazione: «Quaranta prefetture potrebbero significare un preoccupante disarmo del territorio dello Stato».