Notizie ItaliaLo Stato diventa partner: è l'ora della «solution economy»
Lo Stato diventa partner: è l'ora della «solution economy»
di Manuela Perrone | 27 maggio 2014
Nel 2004 ha scritto il libro "Governare con la rete", oggi indica la "solution economy" come la strada con cui governi e partner privati possono affrontare le più grandi sfide della società. William Eggers, direttore generale della Deloitte Research e del Deloitte Public Leadership Institute, è uno dei più autorevoli esperti statunitensi di pubblica amministrazione. E oggi pomeriggio è stato ospite al Forum Pa di Roma.
Perché le pubbliche amministrazioni sono in crisi?
Stiamo vivendo una "crisi di competenza" dei governi. E abbiamo sbagliato la diagnosi delle cause incolpando le persone quando il problema è di sistema. Un sistema in cui mettiamo a tacere i punti di vista opposti; proponiamo progetti per calcolo politico e non perché funzionino nel mondo reale; celebriamo l'approvazione di una legge invece di aspettare di vederne i risultati; non prendiamo tutte le necessarie precauzioni contro i modi in cui un'iniziativa può fallire.
La burocrazia si è rivelata un ostacolo potente alla rete e al cambiamento, soprattutto in Italia. Come si combatte?
Intanto capendo la mappa: la collina del settore pubblico è più ripida di quella del privato. E poi focalizzando la mission: avere un obiettivo stimolante potrebbe essere il vantaggio competitivo più importante per un governo. Anche incentivi di performance, premiazioni e riconoscimenti fanno la differenza. Così come essere consapevoli della cultura e colmare il gap tra politica e burocrazia: servono leader che sappiano interfacciarsi tra i due mondi. Nel suo ultimo libro, scritto con Paul MacMillan, lei descrive "The Solution Revolution".
Che cos'è?
Una nuova economia in espansione in cui attori appartenenti alla sfera del business, della pubblica amministrazione, della filantropia e dell'impresa sociale convergono per risolvere grandi problemi e creare valore pubblico. Durante l'ultimo decennio, una vertiginosa varietà di nuovi attori è entrato nell'arena del problem-solving sociale. Imprese sociali, fondazioni, investitori d'impatto, fornitori di servizi profit: la lista è lunga. Questi problem solvers stanno inventando nuove soluzioni per difficoltà apparentemente insormontabili. E operano nell'ambito di quella che chiamiamo una "solution economy", l'antitesi dell'approccio tenuto tradizionalmente dalle istituzioni per affrontare le più ardue sfide pubbliche e sociali, come la riduzione del traffico, l'offerta di acqua potabile o la promozione di stili di vita sani. Cancellando i confini tra pubblico e privato, l'economia delle soluzioni ha il potenziale per liberare migliaia di miliardi di dollari in benefici sociali e valore commerciale.
Qual è allora il ruolo della pubblica amministrazione?
Un ruolo molto diverso da quello odierno, ma potente: creare un ambiente in cui i risolutori di problemi possano fiorire. La volontà del governo di forgiare partnership (e valutare accuratamente i possibili partner), di rendere i dati più aperti, di contrattare sui risultati, di ridurre i campi minati regolatori e di riunire diversi gruppi di collaboratori avrà un impatto fortissimo sullo sviluppo della solution economy.
Il governo italiano ha annunciate una riforma della Pa basata su quattro pilastri - persone, riorganizzazione, trasparenza e semplificazione - per superare la paralisi e incoraggiare la meritocrazia. È la strada giusta?
La chiave sarà nell'esecuzione. Troppo spesso i policy makers credono di poter conseguire un risultato semplicemente ideando la strategia giusta o varando la legge giusta. E spesso mancano di un ingrediente critico per il successo: il problema di realizzare grandi cose non è soltanto un problema di sistemi. Non è meramente un problema politico. È un problema umano a tutto tondo. È cruciale ricordare che stiamo chiedendo a persone reali di fare cose difficili in un ambiente impegnativo. Se lo sforzo coinvolge il cambiamento dei comportamenti delle persone, va raddoppiato. La rivalutazione, inoltre, potrebbe essere persino più importante della riorganizzazione. Il modo in cui le cose sono riguarda il modo in cui potrebbero essere. Qui la sfida per il governo è valutare continuamente cosa fa e come lo fa.