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Questo articolo è stato pubblicato il 05 luglio 2014 alle ore 16:38.

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"Le necessità delle forze locali sono stringenti ma gli investimenti richiesti non sono enormi: veicoli, telefoni satellitari, ricambi, attrezzi" spiega Ugo Trojano, portavoce di Eucap, auspicando un maggior impegno dell'Italia nei rapporti bilaterali con un Paese che dovrebbe rientrare tra i nostri interessi prioritari anche solo considerando i flussi di migranti diretti in Italia. Alcune fonti valutano che il 60 per cento degli immigrati che dalla Libia cercano di arrivare via mare in Italia transitino dal Niger. Il dato è forse eccessivo e comunque difficilmente verificabile ma in Niger non c'è neppure un'ambasciata italiana e la Cooperazione allo Sviluppo ha chiuso i battenti nel 2009 pur lasciando un ottimo ricordo per gli importanti progetti agricoli ultimati in un'area dove Roma ha spreso 135 milioni tra il 1984 e il 2013.

Un Paese al bivio
Le aree desertiche del nord e dell'Ovest del Niger sono off-limits, In pratica oltre Agadez ci si può muovere solo se scortati dai militari che in quella regione hanno il monopolio esclusivo della sicurezza. Per raggiungere Dirkou, vicino al confine libico, ci si muove con convogli scortati che partono da Agadez ogni lunedì. Qaedisti e miliziani si intersecano con predoni e trafficanti di armi, droga ed esseri umani. Eppure è proprio in questa vasta area desertica e quasi disabitata che il Niger si gioca il suo futuro. I pozzi petroliferi si estendono da sud a nord a partire dal confine con la Nigeria, in un'area dove le infiltrazioni di Boko Haram sono favorite dalla comune appartenenza etnica delle popolazioni che vivono sui due lati del confine, appartenenti all'etnia Haussa.

Oro e uranio e petrolio
Le miniere d'oro sono situate a ridosso del confine con la turbolenta Libia mentre quelle di uranio controllate dalla società francese Areva e (una) dai cinesi sono vicine ai confini con Malì e Algeria. Dopo una lunga diatriba Areva, (controllata all'87% dallo Stato francese) che per 40 anni ha sfruttato l'uranio del Niger senza pagare un euro di tasse ha raggiunto un accordo con governo di Niamey che impone ai francesi di pagare il 12% di royalties contro il 5,5 precedente portando alle casse del Niger circa 30 milioni di euro annui anche se le aspettative sono al ribasso dopo il crollo del prezzo dell'uranio dovuto all'incidente alla centrale nucleare giapponese di Fukushima. Un trend che ha indotto Areva a limitare le estrazioni dalle due miniere attive e rinunciare per ora a sfruttarne una terza.
Nonostante l'accordo resta evidente il paradosso che vede un terzo dei francesi utilizzare energia elettrica prodotta da centrali alimentate con l'uranio del Niger dove il 90 per cento della popolazione non ha accesso alla corrente elettrica, fornita con scarsa continuità dalla Nigeria.

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