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Questo articolo è stato pubblicato il 10 luglio 2014 alle ore 20:09.
L'ultima modifica è del 10 luglio 2014 alle ore 21:01.

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Rilancio dell'impresa sociale e servizio civile universale, aperto anche agli stranieri, con contingenti triennali di giovani (da 18 a 29 anni). Sono due delle principali novità del disegno di legge delega di riforma del terzo settore approvato oggi dal Consiglio dei ministri.

Le linee guida della riforma erano state anticipate dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi il 13 maggio, che aveva avviato una consultazione online sulla materia: dai cittadini sono arrivate 762 e-mail.

Il Ddl prevede interventi su più fronti, affidati a una serie di decreti legislativi che il Governo dovrà adottare entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge.

Imprese sociali

Le imprese sociali potranno ripartire utili, «nel rispetto di condizioni e limiti prefissati» e raccogliere capitali tramite internet, come le start up innovative. Sarà riformata in questo senso la disciplina dell'impresa sociale dettata dal decreto legislativo 155/2006. A otto anni dall'introduzione del nuovo soggetto nel nostro ordinamento, infatti, sono nate solo 852 imprese sociali. La normativa attuale non riconosce incentivi fiscali a queste imprese, e impone loro una serie di vincoli, tra cui il divieto di distribuire utili e avanzi di gestione, anche in forma indiretta. Il Ddl di riforma del terzo settore prevede il superamento di questo vincolo, l'ampliamento dei campi di attività delle imprese sociali e l'«individuazione dei limiti di compatibilità con lo svolgimento di attività commerciali diverse da quelle di utilità sociale».
Il progetto del Governo prevede anche l'introduzione di misure fiscali per favorire gli investimenti di capitale nelle imprese sociali. Per finanziare gli enti non lucrativi, la delega punta anche a favorire la diffusione di "titoli di solidarietà" e altre forme di finanza sociale (come ad esempio i social bond, già esistenti, che sono titoli a rendimento garantito con una quota destinata a un soggetto del terzo settore).

Servizio civile

Il servizio civile nazionale, nato nel 2001 (e a cui hanno partecipato in 12 anni 298.421 giovani), diventerà "universale", cioè sarà aperto anche agli stranieri. Ci sarà un meccanismo di programmazione almeno triennale dei contingenti di volontari, che potranno prestare servizio, in parte, in uno dei Paesi dell'Unione europea e anche fuori dall'Unione (per iniziative legate alla promozione della pace e alla cooperazione allo sviluppo). L'esperienza del servizio civile potrà essere sfruttata anche per trovare lavoro: il Ddl delega prevede che le competenze acquisite in questo percorso possano essere riconosciute e spese nell'ambito dell'istruzione e del lavoro. Dovranno essere anzi previsti meccanismi per favorire l'inserimento lavorativo dei giovani che hanno prestato il servizio civile nazionale universale.

Cinque per mille

Rispetto alla bozza di Ddl circolata negli ultimi giorni, è stato eliminato il riferimento alla stabilizzazione del cinque per mille dell'Irpef, che in realtà è già prevista dalla legge delega per la riforma fiscale (legge 23/2014), oggi in vigore. Resta, però, il riferimento a un riordino complessivo del cinque per mille, con l'obiettivo di ridefinire la platea dei potenziali beneficiari, che ogni anno superano ormai quota 40mila. "Tra gli enti non profit beneficiari del cinque per mille - sottolinea Luigi Bobba, sottosegretario al Lavoro con delega al Terzo settore - ci sono 70 circoli di golf e oltre 3mila soggetti che non ricevono neanche un euro, in base alle scelte dei contribuenti. E' opportuno rivedere le regole - continua - per premiare fiscalmente i soggetti più meritevoli". In effetti il disegno di legge prevede anche il riordino delle regole fiscali sugli enti non profit, con l'introduzione di un regime di tassazione che tenga conto delle finalità solidaristiche e di utilità sociale degli enti.

Resta il nodo delle coperture: considerando l'attuazione di tutte le misure previste, la riforma potrebbe comportare, a regime, costi complessivi fino a un miliardo di euro. Per il sottosegretario Luigi Bobba, "è un problema che si affronterà quando si andranno a scrivere i decreti delegati. Per il momento - conclude - il dato politico rilevante è che il terzo settore diventa parte integrante di un disegno di riforma dello Stato, di cui fanno parte anche la riforma del lavoro e quella istituzionale".

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