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Questo articolo è stato pubblicato il 30 luglio 2014 alle ore 08:34.
L'ultima modifica è del 30 luglio 2014 alle ore 08:40.

Una seconda politica è quella di potenziare gli investimenti europei finanziati a livello europeo con la Bei, le Casse depositi e prestiti e il bilancio comunitario. Qui rientrano varie strumentazioni come quella dei project bond (o il loro potenziamento con gli eurobond, tuttavia vetati dalla Germania).
Una terza politica è quella delle riforme strutturali nei singoli Paesi bilanciate da una certa flessibilità contrattualizzata sulle politiche di bilancio che però dovrebbero essere rivolte agli investimenti.
Non si tratta di politiche mutuamente esclusive. Inoltre buoni programmi per attuare la seconda politica già ci sono per potenziare le infrastrutture e l'industria anche secondo gli intendimenti del nuovo presidente della Commissione europea, J. C. Juncker. Speriamo che ciò accada presto anche con la scelta di Commissari competenti.
Perché, essendo la solidità e la competitività dell'economia reale della Uem ancora forte, sono soprattutto gli investimenti (specie in infrastrutture materiali e immateriali) che, generando occupazione e redditi, avrebbero una ricaduta sulla fiducia e sulla domanda interna totale. La supplenza della Bce. Nell'attesa il ruolo di supplenza tocca ancora alla Bce che si confronta adesso con altri due problemi: quello di un euro troppo forte ovvero un cambio nominale sul dol- laro a 1,35 (contro una media storica dall'inizio dell'euro a
1,22) e sullo Yen a 137 (contro una media storica a 127); quello di una dinamica dei prezzi troppo bassa (lo 0,7% su base annua) rispetto all'obiettivo "fisiologico" Bce del 2%.
La Bce ha annunciato un aumento di liquidità, stimato tra 400 e 1.000 miliardi di euro con durata massima di 4 anni, da erogare al sistema bancario purché lo stesso lo giri al sistema privato non finanziario nel rispetto di vin- coli per evitare bolle immobiliari. Draghi ha anche an- nunciato che la Bce sta predisponendosi all'acquisto di titoli cartolarizzati (Abs) garantiti da prestiti alle Pmi. Sono misure importanti la cui efficacia sull'economia reale sarà da verificare soprattutto per i tempi di impulso alla crescita. Sarebbe utile adesso cercare di innovare anche tramite il deprezzamento dell'euro che, pur non essendo risolutivo, può servire.

L'Italia nella Uem. La situazione va vista con quelle della Germania, Francia, e Spagna. Sono i 4 "grandi" Paesi della Uem che registrano nel 2014 perduranti ed eccessive divaricazioni tra massimi e mi nimi: nei tassi di crescita (1,8% Germania, 0,3% Italia), nella disoccupazione (5,2% Germania, 25,2% Spagna), nei deficit sul Pil (0,0% Germania, 6,2% Spagna), nei debiti sul Pil (Germania 75,7%, Italia 135,1%). Bisogna promuovere la convergenza di tutti (compreso un forte rilancio del- la domanda interna tede sca!) e non solo dell'Italia, che ha luci e ombre.
Tra le luci vi è sia la ripresa di fiducia degli investitori sul nostro Paese sia soprattutto l'export manifatturiero e l'avanzo primario delle amministrazioni pubbliche secondi solo a quelli della Germania. Sono meriti soprattutto delle imprese che non mollano, del risparmio e delle alte tasse pagate. Difficile dire quanto ancora reggeranno.
Tra le ombre (oltre al debito pubblico, oggi meno pressato dai mercati) c'è la resistenza alle riforme in corso (quella istituzionale, quella sulla semplificazione, quella fiscale, quella sul lavoro) che non sono perfette ma che servono. Tant'è che alcune sono in linea con i suggerimenti delle Istituzioni europee con le quali si deve contrattare uno spostamento dell'obiettivo di pareggio strutturale del bilancio almeno al 2017.
Il Governo Renzi si sta muovendo su entrambi i fronti. Per il bene dell'Italia dobbiamo tutti sperare che riesca.

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