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Questo articolo è stato pubblicato il 30 luglio 2014 alle ore 08:34.
L'ultima modifica è del 30 luglio 2014 alle ore 08:40.
Mentre i "decimali europei" sono attivi, il 2014 è segnato da una bassa crescita per l'Eurozona (Uem) e una quasi-nulla per l'Italia. Siamo lontani da una crescita e da una disoccupazione dei livelli pre-crisi per ragioni note ma da riesaminare alla ricerca di strumenti per il rilancio.
Lo stato della Uem. Per l'Fmi la Uem crescerà all'1,2% nel 2014 "accelerando" (nelle previsioni) poi fino al 2019 ma superando di poco l'1,5% ben più basso del 2,5% medio annuo del quadriennio 2004-07. La causa è che sul 2008-2013 la Uem ha "sperimentato" tutte le crisi non tanto per una sua debolezza strutturale quanto per lo sbaglio di incentrare le politiche economiche sul rigore fiscale. Eppure le situazioni erano diverse perché si è passati dal problema iniziale dei debiti sovrani e delle banche fino a quello attuale della quasi-deflazione con la recessione sempre sullo sfondo.
Non sorprende quindi la difficile situazione della Uem perché, dopo sei anni (2008-2013) di crisi acuta e calo del Pil, l'Fmi prevede una risalita all'1,5% solo verso il 2016. Non va meglio la disoccupazione che dal 7,6% del 2007 è arrivata al 12% nel 2013 e nel 2019 si prevede sia ancora prossima al 10 per cento. Quanto al rapporto debito pubblico sul Pil dal 66,4% del 2007 è arrivato al 95% del 2013 mentre si prevede che nel 2019 sarà ancora all'85 per cento.
È perciò eccessivo dire che l'euro è stato salvato dalle politiche fiscali e che le riforme strutturali hanno reso la Uem più forte. Perché l'euro è stato salvato soprattutto dalla Bce e perché con una disoccupazione come questa la ripresa è ancora lontana.
Sono invece gli Usa che, entrati nella crisi (causata da loro) in modo molto più violento, ne sono usciti in due anni e ora crescono tra il 2% e il 3% con la disoccupazione, balzata al 10% nel 2010, già ridiscesa al 6,4 per cento. Di recente negli Usa riappaiono difficoltà.
Staremo a vedere ma è certo che se fossero nell'Eurozona, verrebbero sanzionati per un defi- cit sul Pil al 6,4% (e quello strutturale intorno al 5%) con un debito pubblico sul Pil al 105,7%!
Il futuro della Uem. La Uem ha perciò bisogno di po- litiche per il rilancio perché la sola Bce non può, per limi- ti di sostanza economica e statutari, supplire alla carenza delle politiche fiscali e per l'economia reale che spettano ai Governi.
Tante sono le politiche possibili e tra queste tre so- no quelle capaci di rilanciare gli investimenti senza met- tere in crisi i Patti di stabilità della Uem che vanno però in- terpretati anche con la bana- le considerazione che gli aumenti del Pil migliorano i rapporti di finanza pubblica. Una politica è quella della "regola aurea" che esclude dal calcolo dei deficit le spese per investimenti o almeno quelle che sono cofinanziate in sede europea.
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