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Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2014 alle ore 11:35.
L'ultima modifica è del 07 agosto 2014 alle ore 08:38.

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Il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, discute in aula al Senato con Anna Finocchiaro del Pd (Ansa)Il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, discute in aula al Senato con Anna Finocchiaro del Pd (Ansa)

Sì all'abbassamento a 500mila del numero di firme necessarie per chiedere il referendum abrogativo, no all'ampliamento agli eurodeputati della platea degli elettori del capo dello Stato, addio al Cnel, via le province dalla Costituzione. L'Aula di Palazzo Madama procede a tappe forzate verso il primo sì alla riforma del Senato e del Titolo V, probabile già domani alla presenza del premier Matteo Renzi. Che ribadisce: «Passaggio storico». Da domattina seduta no stop fino al voto finale: è quanto deciso dalla conferenza dei capigruppo riunitasi questa notte a palazzo Madama al termine dei lavori dell'assemblea sul testo Boschi.

Governo sotto su emendamento Sel su minoranze linguistiche
In serata, nuovo inciampo del Governo, che va sotto sull'emendamento 30.123 di Sel sull'articolo 30 del ddl Boschi. L'emendamento, approvato con voto segreto chiesto dalla Lega, è passato con 5 voti di scarto (140 sì, 135 no): introduce nella Costituzione la competenza delle Regioni sulle materie che riguardano la «rappresentanza in Parlamento delle minoranze linguistiche».

Il Cnel e le province spariscono dalla Costituzione
Con l'approvazione dell'articolo 27, che abroga l'articolo 99 della Costituzione, l'assemblea ha detto sì all'abolizione del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro. I voti a favore sono stati 203, i contrari 11 e gli astenuti 7. Disco verde anche all'articolo 28 della riforma che cancella dal Titolo V, articolo 114, della Costituzione ogni riferimento a questi enti territoriali. Il nuovo articolo recita: «La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato».

Lavori di nuovo a rilento su modifiche al Titolo V
Nel pomeriggio, nuovo rallettamento dei lavori in AulaPomeriggio al momento di affrontare gli articoli 29 e 30 sulle modifiche agli articoli 116 e 117 della Costituzione. Dopo una serie di interventi da parte dei gruppi, il presidente dell'assemblea ha disposto l'accantonamento del dibattito su un ristretto gruppi di emendamenti all'articolo 29, rinviando anche la votazione dello stesso, passando all'esame dell'articolo 30, che modifica in maniera sostanziale la ripartizione delle competenze tra Stato e regioni, eliminando, ad esempio, la legislazione concorrente. Il tempo a disposizione per gli interventi dei senatori è ormai ridotto all'osso, cosa che ha provocato prese di posizione polemiche soprattutto di Sel, M5S e Lega, perplessi sul contingentamento del dibattito quando è in discussione la modifica del Titolo V.

Sì alle norme sull'elezione del capo dello Stato
Dopo l'approvazione ieri di sette articoli in poche ore e l'archiviazione dell'ultimo voto segreto sulla norma che assegna alla sola Camera il potere di legiferare su amnistia e indulto, stamattina è stato varato il pacchetto di norme che riguarda il capo dello Stato (articoli 21, 22, 23 e 24 del ddl) e l'articolo 25, secondo cui è soltanto la Camera a votare la fiducia al Governo. Nel primo pomeriggio è arrivato il via libera all'articolo 26, secondo cui spetta solo alla Camera l'autorizzazione preventiva nei confronti del premier e dei ministri per i reati commessi nell'esercizio della loro funzione.

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