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Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2014 alle ore 11:35.
L'ultima modifica è del 07 agosto 2014 alle ore 08:38.

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Inammissibili gli emendamenti sull'elezione diretta
L'articolo 21 del ddl prevede che, aboliti i delegati regionali, cambi il quorum per eleggere l'inquilino del Quirinale: «L'elezione del presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell'assemblea. Dopo il quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza dei tre quinti dell'assemblea. Dopo l'ottavo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta».La votazione è stata preceduta da un ampio dibattito sulle molte proposte di elezione diretta del capo dello Stato (presentate da Fi all'Udc, fino a Gal e alla Lega) ma il presidente del Senato, Pietro Grasso, dopo averne consentito l'illustrazione, ha dichiarato inammissibili tutti gli emendamenti. Via libera anche all'articolo 22, sui tempi per eleggere il presidente della Repubblica che diventano legati ai tempi elettorali della Camera, al 23, che affida al presidente della Camera il compito di supplire al capo dello Stato in caso di suo impedimento, e al 24, che sancisce il ruolo di Camera delle autonomie del nuovo Senato facendo rientrare tra i poteri del presidente quello di sciogliere la sola Camera.

No all'ampliamento della platea degli elettori. Boschi: alla Camera si vedrà
Bocciata la proposta a firma di Miguel Gotor (Pd) che puntava ad ampliare ai parlamentari europei la platea dei soggetti che devono eleggere l'inquilino del Quirinale. Si tratta di una delle modifiche alle quali l'Esecutivo aveva aperto, ma la relatrice Anna Finocchiaro (Pd) ha espresso parere negativo sottolineando che c'è incompatibilità tra le funzioni degli eurodeputati, che rispondono a trattati internazionali, e il compito di eleggere il presidente della Repubblica. La ministra Maria Elena Boschi non chiude però la porta a future modifiche: «Il Governo, per quanto può ed è di sua competenza è assolutamente disponibile, nel percorso parlamentare alla Camera, a ritornare su questo argomento e individuare una modalità di elezione del presidente della Repubblica che ne rafforzi la terzietà e il ruolo di garanzia». L'assemblea ha approvato un ordine del giorno che chiede di andare in questa direzione.

Referendum: i relatori chiedono di tornare a 500mila firme
I co-relatori al ddl riforme Finocchiaro e Roberto Calderoli (Lega) hanno depositato un emendamento che ripristina il numero di 500mila firme (o la richiesta di cinque Consigli regionali) per la presentazione di un referendum abrogativo ma introduce un doppio quorum: se le firme raccolte sono 500mila, perché il referendum sia considerato valido serve il 50% più uno dei votanti aventi diritto; se invece si raggiungono le 800mila firme basta la maggioranza dei voti espressi calcolata sul numero degli elettori alle ultime politiche. Nel testo licenziato dalla prima commissione, la "soglia" era stata semplicemente aumentata a 800mila, tra le proteste delle opposizioni e anche di una parte del Pd. Eliminata anche la previsione di un giudizio preventivo di ammissibilità da parte della Consulta, che era stato introdotto sempre in commissione. I gruppi hanno avuto tempo fino alle 14 per presentare subemendamenti.

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