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Questo articolo è stato pubblicato il 07 agosto 2014 alle ore 19:30.
L'ultima modifica è del 08 agosto 2014 alle ore 09:52.

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I costi standard entrano nella Costituzione
Varato poi l'articolo 31 della riforma, secondo cui le «le funzioni amministrative sono esercitate in modo da assicurare la semplificazione e la trasparenza dell'azione amministrativa, secondo criteri di efficienza e di responsabilità degli amministratori». Via libera anche all'articolo 32, che introduce nella Carta il federalismo fiscale: le risorse degli enti locali devono assicurare il finanziamento integrale delle funzioni di regioni, comuni e città metropolitane «sulla base di indicatori di riferimento di costo e di fabbisogno che promuovono condizioni di efficienza».

Regioni commissariate in caso di default
Disco verde anche all'articolo 33 del ddl, con un emendamento proposto da Ncd che introduce la possibilità di commissariare regioni, comuni e città metropolitane in caso di «grave dissesto finanziario». La norma prevede poi il parere del Senato nel caso di commissariamenti per mancato rispetto dei trattati internazionali o pericolo per la sicurezza pubblica.

Per le leggi di iniziativa popolare serviranno 150mila firme
Diventano 150mila il numero di firme necessarie per le leggi di iniziativa popolare: meno delle 250mila previste dal ddl approvato in commissione Affari costituzionali, ma comunque triplicate rispetto alle 50mila attuali. A ridurre il divario un emendamento dei relatori all'articolo 11 del provvedimento, approvato dall'aula. Entra inoltre nella Costituzione la possibilità di indire un referendum propositivo e d'indirizzo.

Referendum: sì a 500mila firme e doppio quorum
Via libera dell'Aula del Senato con 215 sì, 11 no e 13 astenuti anche all'emendamento dei relatori, Anna Finocchiaro (Pd) e Roberto Calderoli (Lega) - annunciato ieri - all'articolo 15 del testo. Per i referendum abrogativi serviranno 500mila firme (o la richiesta di cinque consigli regionali): saranno validi se voterà il 50% più uno degli aventi diritto. Se invece le firme raccolte saranno 800mila, la soglia per la validità del referendum sarà la maggioranza dei votanti alle ultime elezioni della Camera. È stato inoltre cancellato il controllo preventivo della Consulta, a 400mila firme raccolte, previsto dal testo uscito dalla commissione. Non sarà ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.

Addio al bicameralismo perfetto
I lavori erano ripresi stamattina dall'articolo 10 in materia di procedimento legislativo (accantonato due giorni fa insieme all'11, al 12 e al 15), approvato con alcuni emendamenti sancendo la fine del bicameralismo perfetto, ovvero della funzione legislativa esercitata collettivamente dalle due Camere. Una modifica proposta da Sel e Autonomie introduce però la tutela delle minoranze linguistiche tra la materie su cui ci sarà la competenza legislativa "collettiva" (le altre sono le leggi costituzionali, quelle attuative delle norme costituzionali sul referendum e le leggi che danno attuazione all'articolo 117).

Alla Camera l'ultima parola sulle leggi di bilancio
Un altro emendamento approvato all'articolo 10, presentato da Ncd e riformulato dai relatori, consentirà alla Camera di avere l'ultima parola a maggioranza semplice sulle leggi di bilancio a fronte di eventuali rilievi del futuro Senato. Potere rafforzato, invece, per la legge di contabilità (quella che regola il ciclo della programmazione economico-finanziaria e di bilancio): un emendamento dei relatori prevede che la Camera possa non conformarsi a eventuali modifiche del Senato soltanto a maggioranza assoluta.

Nessun limite temporale su testi modificati dal Senato
Sì dell'aula anche a un emendamento della relatrice Finocchiaro, analogo a una proposta di Sel, che cancella il termine di 20 giorni previsto dall'articolo 10 del ddl per il voto finale della Camera nel caso in cui il Senato intervenga nel procedimento legislativo modificando un testo già approvato da Montecitorio in prima lettura. Restano invece fermi i 10 giorni che il Senato dovrà rispettare per decidere di esaminare un provvedimento e i 30 per votarlo. Approvato anche un emendamento del Pd che include la legge europea tra quelle a procedura "rafforzata", sulle quali cioè la Camera deve pronunciarsi a maggioranza assoluta se non vuole aderire a modifiche approvate dal Senato.

Corsia preferenziale per i ddl del governo
Disco verde dell'assemblea all'articolo 12 del ddl che riscrive l'articolo 72 della Costituzione sulle modalità di esame delle leggi. Tra le principali novità la corsia preferenziale che può essere chiesta dal governo su un ddl indicato come «essenziale per l'attuazione del programma». Ma un emendamento approvato dall'aula fissa alcuni paletti: sono escluse le materie su cui resta il bicameralismo paritario e «in ogni caso, le leggi in materia elettorale, le leggi di ratifica dei trattati internazionali e le leggi per la cui approvazione è prevista una maggioranza speciale».

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