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Questo articolo è stato pubblicato il 13 agosto 2014 alle ore 20:17.
L'ultima modifica è del 13 agosto 2014 alle ore 22:23.

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Appello all'Onu di papa Francesco
Un appello urgente per continuare gli sforzi per proteggere «quanti sono colpiti o minacciati dalla violenza e per assicurare l'assistenza necessaria e urgente alle tante persone sfollate, come anche il ritorno sicuro alle loro città e alle loro case». Papa Francesco scrive all'Onu, al segretario generale Ban Ki-moon riguardo a quanto sta accadendo nel Nord dell'Iraq.

«È con il cuore carico e angosciato che ho seguito i drammatici eventi di questi ultimi giorni nel nord Iraq, dove i cristiani e le altre minoranze religiose sono stati costretti a fuggire dalle loro case e assistere alla distruzione dei loro luoghi di culto e del patrimonio religioso», scrive Papa Francesco. «Nel rinnovare il mio appello urgente alla comunità internazionale a intervenire per porre fine alla tragedia umanitaria in corso, incoraggio tutti gli organi competenti delle Nazioni Unite, in particolare quelli responsabili per la sicurezza, la pace, il diritto umanitario e l'assistenza ai rifugiati, a continuare i loro sforzi in conformità con il Preambolo e gli Articoli pertinenti della Carta delle Nazioni Unite», continua nella lettera Papa Francesco.

Armi ai curdi in arrivo dalla Francia
Intanto, in Europa, il Presidente della Repubblica francese, Francois Hollande, ha annunciato che la Francia aiuterà i curdi iracheni, dando loro armi.

Altre autobomba a Baghdad
Altre due autobomba sono esplose oggi pomeriggio a Baghdad, provocando 10 morti e 26 feriti. Salgono così a 16 le persone uccise e 46 quelle ferite nei quattro attentati che hanno scosso la capitale nella giornata odierna. Lo riferiscono fonti della polizia.

Al Maliki: resto fino alla pronuncia della corte federale
Dal punto di vista politico, il premier iracheno Nuri-Al-Maliki punta i piedi: ha detto che resterà al suo posto fin tanto che la corte federale non si esprimerà sul suo ricorso contro l'incarico al suo collega di partito. Due giorni fa il presidente iracheno aveva assegnato l'incarico di formare un nuovo governo al vicepresidente del parlamento, lo sciita Haidar al Abadi, che aveva immediatamente ricevuto il sostegno tanto degli Stati Uniti, che dell'Iran e dell'Arabia Saudita.

Attentato kamikaze al premier designato Al-Abadi
Intanto un attentatore kamikaze si è fatto esplodere contro un posto di blocco vicino all'abitazione del primo ministro iracheno designato Haider al-Abadi a Baghdad. Lo rendono noto fonti della polizia citate dai media locali. «L'attentatore suicida si è fatto saltare in aria contro un posto di blocco a sicurezza della casa del primo ministro», ha detto la fonte della polizia. Nell'attentato non si sono verificate vittime. Dopo gli Usa, anche l'Iran e l'Arabia Saudita, le due grandi potenze sciita e sunnita della regione, hanno dato il loro benestare alla formazione di un nuovo governo di riconciliazione nazionale in Iraq.

Lo Stato Islamico conquista villaggi in Siria
Intanto jihadisti dello Stato Islamico (Is) hanno preso il controllo di una serie di villaggi nella provincia di Aleppo, nel nord della Siria. Lo ha indicato l'Osdh, l'Osservatorio siriano per i diritti umani. L'ong ha riferito che il gruppo estremista è riuscito a conquistare sei villaggi a nord della città di Aleppo, non lontano dalla frontiera con la Turchia.

Hillary Clinton telefona a Obama
Hillary Clinton ha chiamato il presidente Barack Obama dopo le polemiche scatenate da un'intervista in cui l'ex segretario di Stato Usa ha criticato la strategia dell'amministrazione americana sulla Siria ed altri temi di politica estera. Il portavoce della Clinton ha spiegato che l'ex first lady ha voluto chiarire ad Obama che niente di ciò che ha dichiarato nella rivista "The Atlantic" aveva l'intenzione di attaccarlo personalmente, o di attaccare la sua politica o la sua leadership.

Sondaggio Usa
Dal canto loro gli americani appoggiano la decisione del presidente Barack Obama di ordinare raid aerei contro i jihadisti dell'Isis in Iraq, ma sono contrari all'invio di truppe. È quanto emerge da un sondaggio condotto da Huffington Post e YouGov. Il 58% degli americani è a favore di attacchi mirati contro un 24% di contrari. La maggioranza, il 63%, si oppone invece fermamente al ritorno di truppe di terra nel Paese, mentre il 45% è contrario anche all'invio di unità d'appoggio logistico all'esercito iracheno.

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