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Questo articolo è stato pubblicato il 18 agosto 2014 alle ore 19:51.
L'ultima modifica è del 18 agosto 2014 alle ore 20:10.

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«Dove c'è un'aggressione ingiusta posso solo dire che è lecito fermare l'aggressore ingiusto, sottolineo il verbo fermare, non bombardare o fare la guerra». Lo ha detto il Papa interpellato sui bombardamenti Usa in Iraq, parlando a bordo dell'aereo che lo riportava in Italia dalla visita in Corea.

I mezzi con i quali fermare l'aggressore ingiusto dovranno essere valutati
«I mezzi con i quali fermare l'aggressore ingiusto - ha detto il Papa - dovranno essere valutati». Papa Francesco, a bordo dell'aereo che lo riportava a Roma da Seul ha anche invitato ad «avere memoria: quante volte - ha ammonito - con questa scusa di fermare l'aggressore le potenze hanno fatto una vera guerra di conquista. Una sola nazione non può giudicare come si ferma un aggressore». Papa Bergoglio ha ricordato che «dopo la Seconda guerra mondiale è nata l'idea della Organizzazione delle Nazioni Unite, è là che si deve discutere: "Come facciamo a fermarlo?"».
Interpellato anche sulle tante vittime cristiane in Iraq Papa Francesco ha osservato «sì ci sono le minoranze cristiane, ci sono i martiri, ci sono tanti, ma qui ci sono uomini e donne, minoranze religiose e altri, e tutti sono uguali davanti a Dio. Fermare l'aggressore ingiusto - ha spiegato il Papa - è un diritto dell'umanità, ma è anche un diritto che ha l'aggressore di essere fermato perché non faccia il male».

La presenza della Chiesa in Iraq: pronto ad andare in Kurdistan
«Sono disponibile - ha aggiunto il Papa - ad andare in Iraq e credo di poterlo dire: quando con i miei collaboratori abbiamo avuto notizia di questa situazione, delle minoranze religiose e anche il problema in quel momento del Kurdistan che non poteva accogliere così tanta gente, abbiamo pensato tante cose».
«Abbiamo scritto prima di tutto il comunicato che ha fatto padre Lombardi», ha risposto Bergoglio ai giornalisti, a quanto riporta Vatican insider. «Dopo questo comunicato è stato inviato a tutte le nunziature perché fosse trasmesso ai governi. Poi abbiamo scritto al Segretario generale delle Nazioni Unite e abbiamo deciso di mandare là un inviato personale, il cardinale Filoni. Alla fine abbiamo detto se fosse stato necessario, dopo il ritorno dalla Corea, potevo andare lì, era una delle possibilità. Sono disponibile! In questo momento non è la cosa migliore da fare, ma sono disposto a questo».

Contro l'efferatezza delle guerre non convenzionali
Durante il volo Papa Francesco ha denunciato l'efferatezza delle guerre non convenzionali e che sia stato raggiunto «un livello di crudeltà spaventosa» di cui spesso sono vittime civili inermi, donne e bambini. «La tortura è diventata un mezzo quasi ordinario». Questi «sono i frutti della guerra, qui siamo in guerra, è una III guerra mondiale ma a pezzi».

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