Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 27 agosto 2014 alle ore 09:48.
L'ultima modifica è del 27 agosto 2014 alle ore 10:36.

My24
Vladimir Putin e Petro Poroshenko (ApLaPresse)Vladimir Putin e Petro Poroshenko (ApLaPresse)

Si sono finalmente parlati faccia a faccia per circa due ore e questo, insieme a un commento positivo strappato al ministro degli Esteri russo Serghej Lavrov, e all'aggettivo «cordiale» usato da Catherine Ashton, Alto Rappresentante Ue per gli Affari Esteri, è stato il primo elemento che martedì notte ha permesso di pensare a uno spiraglio aperto sulla crisi ucraina.

La "scusa" per avvicinare Vladimir Putin e Petro Poroshenko era stato il vertice tra l'Ucraina e i Paesi membri dell'Unione doganale (Russia, Kazakhstan, Bielorussia) a Minsk, presenti anche rappresentanti dell'Unione Europea: con Catherine Ashton Guenther Oettinger, commissario Ue all'Energia, e Karel De Gucht, commissario al Commercio. Ma era la guerra in Ucraina, naturalmente, la vera ragione dell'incontro nella capitale bielorussa. «A Minsk si decide il futuro della pace, e dell'Europa», aveva detto Poroshenko, arrivando.

Quando l'incontro a porte chiuse è finito, alle 11 di sera a Minsk (le 22 in Italia), è stato il presidente ucraino a dare ai giornalisti le prime indicazioni. I colloqui con Putin, non ha nascosto, sono stati «molto duri e complessi». Ma hanno portato a intese, un accordo per avviare consultazioni tra le guardie di frontiera ucraine e russe, la decisione di lavorare a una "roadmap" che conduca "il prima possibile" a un cessate il fuoco bilaterale. Agli occhi di Kiev, il controllo congiunto del confine che metta fine ai rifornimenti di uomini e armi ai separatisti da parte della Russia è cruciale per sbloccare la crisi. «Posso dire - ha spiegato Poroshenko - che l'idea del piano di pace è stata sostenuta finalmente dai capi di Stato presenti, senza eccezioni. Ma prima di tutto noi abbiamo insistito con fermezza sulla necessità di trovare un accordo che dia pace e libertà ai cittadini ucraini detenuti illegalmente dalle formazioni armate illegali». Secondo il ministero degli Esteri ucraino, gli incontri continueranno ora «in diversi formati e a diversi livelli».

Putin si è rivolto ai giornalisti subito dopo, nel Palazzo della presidenza di Minsk. «La Russia - ha detto - farà tutto il possibile per il processo di pace, se questo avrà inizio». Anche secondo il presidente russo l'incontro è stato positivo: ma - poiché il Cremlino non può mostrarsi portavoce dei ribelli che non ha mai formalmente appoggiato - Putin ha chiarito che non spetta alla Russia entrare nei dettagli di una tregua tra Kiev e le forze separatiste: «Non possiamo discutere noi le condizioni di un cessate il fuoco, di accordi tra Kiev, Donetsk e Luhansk - ha detto Putin -. Non è affar nostro, spetta all'Ucraina». La vera svolta verrà se, dietro le quinte se non apertamente, Mosca ha accettato di imporsi sulle milizie. Sarà il loro comportamento a confermare il successo degli incontri di Minsk, o l'ennesima delusione. «Noi possiamo solo contribuire a creare una situazione di fiducia che conduca a un processo negoziale, possibile e, secondo me, estremamente necessario», ha detto Putin.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi