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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2014 alle ore 08:45.
L'ultima modifica è del 10 settembre 2014 alle ore 10:23.

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Il Cristo ligneo attribuito a Michelangelo, sequestrato dal 1° marzo 2012 presso la cassetta di sicurezza C073 aperta presso la Euro commercial bank di San Marino e prudenzialmente assicurato per 50 milioni, anche se la sua inoppugnabile originalità ne sancirebbe un valore inestimabile, potrebbe tornare nelle mani di chi reclama di essere il legittimo proprietario, Angelo Boccardelli.

Le accuse di riciclaggio ed esportazione clandestina dell'opera, ipotizzate a San Marino, proprio nei confronti di Boccardelli e del titolare della cassetta, Giorgio Hugo Balestrieri, potrebbero infatti cadere grazie alle prove portate sul Titano da parte della difesa dei due indagati. La strada per la riconsegna, comunque, non appare breve, visto che i colpi di scena, a distanza di oltre due anni dal sequestro e a cinque dalla prima indagine, si susseguono.

I due indagati.
Il primo, Boccardelli, già primo segretario del conte Giacomo Maria Ugolini, ambasciatore della Repubblica di San Marino in Giordania e in Egitto e rappresentante della Gran Loggia dell'Oriente, morto nel gennaio 2006, è attualmente detenuto a Terni per concorso esterno in associazione mafiosa (ma il processo a suo carico, come è in grado di rivelare il sole24ore.com ripartirà dall'appello, dopo l'annullamento e il rinvio ad altra sezione a Reggio Calabria da parte della Cassazione e per questo si veda l'altro articolo).
Il secondo, Balestrieri, ex capitano della Marina Militare, ex ufficiale Nato, tessera 2191 nella P2 di Licio Gelli, sospettato da alcuni magistrati di essere stato un agente dei servizi segreti americani in Italia e precisamente in Calabria, dal 1981 risiede a New York. Per la giustizia italiana è latitante dal 2009 ma nessuno sembra cercarlo anche se di lui c'è un mandato di cattura europeo e una richiesta di estradizione spedita agli Usa, come conferma al sole24ore.com la Procura della Repubblica di Reggio Calabria che nel 2009 ne stralciò la posizione (dunque per lui il procedimento è pendente, così come l'ordine di custodia cautelare). Curioso (a dir poco) è che il suo nome venne inserito nella banca dati dei latitanti solo dopo che la Dna si accorse della sua assenza nell'elenco, a seguito di un'intervista che Balestrieri rilasciò al Tg1 il 10 febbraio 2011.

La Procura di Torino passa la mano
All'indagine di San Marino fa da contraltare in Italia un'analoga e contraria accusa di esportazione illecita di opera d'arte, ancora nei confronti di Boccardelli e sempre in concorso con Balestrieri, sulla base della quale l'allora sostituto procuratore di Torino Giuseppe Ferrando, attualmente capo della Procura di Ivrea (ora sostituito dalla pm Gabriella Viglione, che a sua volta sta per lasciare Torino per diventare procuratore aggiunto a Cuneo) ordinò il sequestro del Cristo ligneo, rimandato al mittente da San Marino che fece prevalere la propria competenza. Anche qui c'è un colpo di scena: la Procura di Torino si sta spogliando dell'indagine e passerà tra pochi giorni il fascicolo alla Procura di Rimini, perché competente per territorio quanto all'eventuale esportazione clandestina dell'opera. A Rimini si dovrà ricominciare tutto daccapo (con il rischio prescrizione incombente).

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