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Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2014 alle ore 09:40.
L'ultima modifica è del 13 settembre 2014 alle ore 14:35.

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Forse perché vicini al precipizio, i rissosi "sonnambuli" d'Europa, per stare all'immagine dello storico inglese Christopher Clark che l'ha evocata ricordando lo scoppio della Grande Guerra del 1914, hanno avuto un soprassalto di realismo.

Fatto sta che il vertice dell'Eurogruppo (oggi tocca all'Ecofin) ha messo l'accento sui "principi comuni" per tagliare le tasse sul lavoro nel quadro delle riforme - "ambiziose", è la richiesta del presidente della Bce Mario Draghi - per rilanciare la crescita e l'occupazione. Con la Germania che ha sollecitato un rafforzamento degli investimenti "Berlino inclusa", ha detto il ministro Schaeuble.

Quanto questo diverso atteggiamento si tradurrà in scelte concrete lo vedremo. Di delusioni è lastricata la storia europea, infilatasi in un fitto reticolo di decimali che può aprirsi però anche a seconda di chi preme per forarlo. La Francia chiede più tempo per il rientro del rapporto deficit/Pil, oggi ben sopra la regola generale del 3%? "Parigi è Parigi", è stata la risposta, esemplare per sintesi e efficacia, del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan.

Viceversa "Roma è Roma", in Europa non ha alle spalle un passato di rocciosa credibilità e oggi è alla guida del semestre di presidenza continentale. Così il premier Matteo Renzi ha confermato che l'Italia non scavalcherà il 3% e ha detto che da Bruxelles si aspetta non "lezioni" ma 300 miliardi di investimenti. «Non siamo maestrini ma interpreti», ha ribattuto il vicepresidente della Commissione Katainen. Avvertimento in piena regola in vista del confronto sulle regole.

Gli esami non finiscono mai: Roma deve affrontarne di durissimi in poche settimane. E, verrebbe da dire, importa poco se appena sopra o appena sotto il tetto del 3%, al netto o al lordo della rivisitazione contabile del Prodotto interno lordo secondo le nuove regole europee. La verità è che l'Italia ha smarrito la via dello sviluppo da molto tempo e che il ritorno su questa strada non è scontato né è facilmente alla portata, come ha detto ieri il direttore generale di Bankitalia, Salvatore Rossi.

Gli ultimi sei anni hanno raddoppiato la disoccupazione ed eroso il Pil pro capite di 11 punti percentuali, «ma i nostri problemi sono di più antica data: nel 2008 la quantità di beni e servizi prodotta mediamente da un occupato italiano era sostanzialmente la stessa del 1995». È chiaro che la politica monetaria della Bce può dare una spinta. Ma la partita decisiva si gioca a Roma, non altrove. Meno tasse a fronte di meno spesa improduttiva, aggressione «dei difetti antichi della nostra società, quelli che condizionano l'agire imprenditoriale». «Far nascere nuovi imprenditori, premiare il coraggio e l'inventiva, disincentivare le rendite di posizione, sgonfiare l'ipertrofia normativa, questo è l'impegno prioritario della politica economica oggi in Italia» a giudizio del numero due della Banca d'Italia.

Sono i terreni d'intervento richiamati ora anche dal Governo Renzi, che però dovrà accorciare i tempi e selezionare le misure per accrescerne l'impatto in un Paese al momento ad "orizzonte zero" che non è andato nella direzione di crescita prevista dal Governo. Prenderne atto e correggere il tiro è esercizio difficile ma senza alternative.

Naturalmente conta anche il contesto in cui le riforme vanno calate. E qui lo spettacolo riporta alla ribalta schiere di "sonnambuli" nostrani anch'essi poco consapevoli di camminare sul ciglio del dirupo. Che si parli di mercato del lavoro, dove viene riproposto "a prescindere" lo schema ideologico destra/sinistra, di società partecipate dallo Stato (di cui neanche il commissario Cottarelli conosce il numero preciso), di tribunalini da tagliare, di ferie di magistrati o di spesa sanitaria, è tutto un salire sulle barricate, governatori delle Regioni compresi. Ieri come oggi, ciascuno esercitando il suo potere concorrente e di blocco che produce una paralisi collettiva. Sopra o sotto il tetto del 3 per cento.
twitter@guidogentili
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