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Questo articolo è stato pubblicato il 17 settembre 2014 alle ore 09:49.
L'ultima modifica è del 17 settembre 2014 alle ore 18:29.

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Il governo, nell'esercizio della delega sul mercato del lavoro contenuta nel Jobs act, dovrà prevedere «per le nuove assunzioni» il «contratto a tutele crescenti in relazione all'anzianità di servizio». È quanto specifica l'emendamento all'articolo 4 del ddl Poletti depositato questa mattina dall'esecutivo in commissione Lavoro del Senato. L'obiettivo è di far diventare il contratto a tutele crescenti la forma principale di inserimento del mondo del lavoro per il tempo indeterminato. Il testo dell'emendamento è stato concordato dal governo e i partiti della maggioranza durante una riunione questa mattina a Palazzo Madama.

Ribadita la delega per un Codice semplificato del lavoro
Sarà il governo, nell'ambito dell'esercizio della delega, ha spiegato il sottosegretario al Lavoro, Teresa Bellanova, a varare i decreti delegati «entro il termine di sei mesi dalla data di entrata della presente legge» prevedendo in essi la gradualità delle tutele e il periodo di contratto. Con l'emendamento il Governo viene delegato ad emanare, entro sei mesi, un «testo organico semplificato delle discipline delle tipologie contrattuali e dei rapporti di lavoro» per «rafforzare le opportunità di ingresso nel mondo del lavoro da parte di coloro che sono in cerca di occupazione».

Superata la limitazione ai contratti di inserimento
Dunque, a differenza delle prima versione del testo, il contratto a tutele crescenti non sarà più opzionale e non riguarderà più solo l'inserimento nel mondo del lavoro ma anche il reinserimento. Oltre alla individuazione del contratto a tutele crescenti come il canale "normale" per il tempo indeterminato, il Governo è delegato a compiere una analisi di «tutte le forme contrattuali esistenti» per valutarne la «effettiva coerenza con il tessuto occupazionale e con il contesto produttivo» anche in vista di una «semplificazione delle medesime tipologie contrattuali».

Nell'emendamento anche controlli a distanza e disciplina mansioni
Nell'emendamento alla delega sul lavoro trovano spazio anche demansionamenti e controlli a distanza, due temi cari ai centristi della maggioranza. Il testo prevede che , nell'esercizio della delega attraverso i decreti delegati, l'esecutivo disponga la revisione della disciplina delle mansioni (articolo 13 Statuto lavoratori) «contemperando l'interesse dell'impresa all'utile impiego del personale in caso di processi di riorganizzazione, ristrutturazione o conversione aziendale con l'interesse del lavoratore alla tutela del posto di lavoro, della professionalità e delle condizioni di vita, prevedendo limiti alla modifica dell'inquadramento». Il governo avrà anche il compito di rivedere la disciplina dei controlli a distanza (articolo 4 Statuto), «tenendo conto dell'evoluzione tecnologica e contemperando le esigenze produttive ed organizzative dell'impresa con la tutela della dignità e della riservatezza del lavoratore».

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