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Questo articolo è stato pubblicato il 27 settembre 2014 alle ore 08:32.
L'ultima modifica è del 27 settembre 2014 alle ore 10:29.

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Il portavoce della Camera Usa, John Boehner, dice che i disoccupati americani sono palesemente dei lavativi, dei buoni a nulla a carico del welfare che hanno deciso che non se la sentono proprio di lavorare.
Potrei puntualizzare elencando le numerosissime prove economiche secondo le quali non sta accadendo nulla di tutto ciò: dopo tutto, se quella a cui stiamo assistendo fosse un'astensione di massa dalla forza lavoro, dovremmo veder decollare i salari di coloro che sono ancora disposti a lavorare. Potrei anche far notare i tassi di interesse a zero e portare anche la bassa inflazione a dimostrazione del fatto che stiamo vivendo in un'economia condizionata dalla domanda. Potrei anche chiedere in che modo, per la precisione, Boehner crede che una maggiore volontà di lavorare possa far spuntare dal nulla un numero più grande di posti di lavoro. Quello che davvero mi coglie alla sprovvista è come sia possibile che gente come Boehner sia così palesemente distaccata dall'esperienza di vita dei comuni lavoratori. Da tempo mi sembra che la questione dei sussidi di disoccupazione sia il punto focale nel quale il dibattito sulla politica economica in tempi di depressione raggiunge la sua essenza più pura. Se si sta con la destra, si crede che i sussidi di disoccupazione compromettano la creazione di posti di lavoro, perché tanto «si paga la gente per non lavorare». Ammettere che le circostanze in periodo di depressione sono diverse - e che l'economia soffre per una mancanza complessiva di domanda, e che mettere soldi nelle tasche della gente che probabilmente li spenderà potrebbe incrementare l'occupazione - significherebbe ammettere che il libero mercato talvolta sbaglia di brutto. Naturalmente, poi, il disprezzo per i disoccupati torna molto utile se ci si vuole opporre a ogni genere di aiuto per i più disgraziati. Sentir fare queste dichiarazioni adesso, però, è per taluni versi degno di nota, perché anche se si crede che l'allargamento dei sussidi di disoccupazione sia stato per taluni aspetti una causa più che un effetto della crisi economica, quei sussidi allargati sono spariti da un bel pezzo. Oggi, infatti, sono tornati ai livelli che avevano all'apice del "boom di Bush", nel 2006.

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