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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2014 alle ore 09:30.
L'ultima modifica è del 09 ottobre 2014 alle ore 10:45.

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(LaPresse)(LaPresse)

Lunga, lunghissima giornata a Palazzo Madama per l’approvazione del Jobs act, la legge delega per la riforma del lavoro. Dopo una mattina concitata - con le proteste del M5S che hanno impedito al ministro del Lavoro Giuliano Poletti di finire il suo discorso - la ministra per le Riforme istituzionali, Maria Elena Boschi, ha presentato nell'Aula del Senato un maxi-emendamento interamente sostitutivo del disegno di legge e ha posto la fiducia su questo testo. Nessun accenno nel provvedimento all’articolo 18, ma un decreto delegato - ha reso noto Poletti - eliminerà la reintegra per i licenziamenti economici e la limiterà ai licenziamenti discriminatori e alle ipotesi più gravi di licenziamenti disciplinari.

La prima chiama per il voto di fiducia era stata fissata alle 21 ma nel pomeriggio i tempi si sono dilatati. Il dibattito sul calendario dei lavori dell’assemblea, deciso a maggioranza dalla conferenza dei capigruppo, è andato per le lunghe. Il calendario è stato approvato tra nuove proteste - compreso il lancio di fogli e libri contro il presidente del Senato, Pietro Grasso - soltanto intorno alle 19, bloccando i lavori della commissione Bilancio che deve esprimersi sulla copertura finanziaria del maxi-emendamento. Grasso ha sospeso la seduta. L'assemblea è ripresa quindi alle 20 con la discussione generale sul maxiemendamento e le dichiarazioni di voto che si sono protatte più del previsto.

Il voto di fiducia arriva all’una di notte

La chiama per il voto di fiducia (prevista inizialmente alle 23) è cominciata alle ore 0,10. La votazione è palese e avviene per appello nominale: ciascun senatore sfila davanti al banco della presidenza dichiarando il proprio voto ad alta voce. All’una di notte il maxiemendamento del governo interamente sostitutivo della legge delega sulla riforma del lavoro sul quale il governo ha posto la fiducia ottiene il via libera del Senato con 165 “si”, 111 “no” e 2 astenuti. I senatori presenti erano 279; 278 i votanti. La maggioranza era a 140.

Bagarre M5S. Renzi: «A me preoccupa la disoccupazione, non l’opposizione»
L’annuncio di Boschi è arrivato in tarda mattinata dopo la bagarre scoppiata in Aula al Senato con urla, cartelli, qualche spintone e monetine offerte ai banchi del Governo. Il presidente Grasso, a causa delle proteste del M5S durante l’intervento di Poletti, ha sospeso la seduta (che è ripresa alle 16), dopo aver espulso il capogruppo di M5S Vito Petrocelli, che si è arroccato tra i banchi rifiutando di lasciare l'emiciclo. «Possono contestarci ma la verità vera è che questo Paese lo cambiamo. Non molliamo di un centimetro e con tenacia raggiungeremo l'obiettivo», ha detto il premier Matteo Renzi ad Assago (Milano) a proposito delle contestazioni a Poletti, che alla fine ha consegnato il testo del proprio intervento senza poterlo concludere. E in serata Renzi ha deplorato l’atteggiamento dei senatori: «Se ogni volta che presentiamo delle riforme in Senato dobbiamo assistere a queste sceneggiate non è elemento di preoccupazione, a me preoccupa la disoccupazione non l'opposizione». Aggiungendo che il Jobs act sarà approvato stanotte: «Abbiamo aspettato vent'anni e i miei senatori non hanno problemi ad aspettare qualche ora per portare a casa il risultato».

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