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Questo articolo è stato pubblicato il 07 ottobre 2014 alle ore 08:33.
L'ultima modifica è del 08 ottobre 2014 alle ore 08:48.

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(Foto: Palazzo Chigi)(Foto: Palazzo Chigi)

Tempi stretti e agenda affollata per il premier, a partire dal controverso Jobs act, su cui il governo conferma il voto di fiducia mercoledì al Senato. In mattinata Matteo Renzi ha incontrato nella sala Verde di palazzo Chigi i segretari di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, a seguire gli imprenditori. «Il Paese ha bisogno di un clima di fiducia», ha detto il premier in apertura prima di toccare i temi all’ordine del giorno: riforma della rappresentanza, salario minimo e contrattazione decentrata. Sul tavolo soprattutto il superamento dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Al termine degli incontri il premier non cambia il programma e conferma la fiducia sul Jobs act: «Non temo agguati. Ove ci fossero li affronteremo».

Maxi-emendamento e fiducia mercoledì
Il governo va verso la presentazione di un maxi-emendamento sul quale chiederà la fiducia al termine della discussione generale in corso al Senato. Secondo quanto riferiscono fonti del governo e parlamentari il Governo dovrebbe presentare l'emendamento al Jobs Act domani nella tarda mattinata in Senato. La fiducia verrebbe posta subito dopo. E il voto dovrebbe svolgersi in serata. Il maxi-emendamento dovrebbe contenere aperture alla minoranza Pd su voucher e demansionamenti. Mentre la “tipizzazione” dei licenziamenti disciplinari per fissare i casi in cui scatta l’indennizzo e quelli (residuali e più gravi) nei quali resta il reintegro, è rimandata ai decreti delegati.

Renzi: dissenso è democrazia, su riforma vado avanti
«Che ci sia qualcuno che possa avere opinioni negative è la dimostrazione che c'è democrazia. L'importante è che si vada avanti», ha spiegato il presidente del Consiglio in conferenza stampa. Per Renzi tra i sindacati non serpeggia nessun «clima di rabbia» per la decisione del governo di porre la fiducia sul Jobs act. «I sindacati - ha sottolineato - ci hanno chiesto la possibilità di dialogo e l'abbiamo data».

Jobs act, ok di Berlino e del Fondo monetario
Sulla riforma all’attenzione del Senato a metà giornata, Renzi incassa anche il «sostegno» del governo tedesco, dato per certo da una fonte governativa a Berlino in vista del vertice Ue sul lavoro di Milano. Ma Berlino «non esprime giudizi» sulle dinamiche parlamentari di uno stato membro e sulla riforma in sé. Via libera alla riforma anche dal capo economista del Fmi, Olivier Blanchard che apprezza «lo spirito della riforma del lavoro» italiana, perché «la dualità del mercato è un grande problema, crea due classi di cittadini e questo non è desiderabile». E aggiunge: «the unique contract, il contratto unico è la strada da seguire».

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