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Questo articolo è stato pubblicato il 13 ottobre 2014 alle ore 08:23.
L'ultima modifica è del 13 ottobre 2014 alle ore 08:31.

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È la prima volta di Li Keqiang in Italia, a quattro anni dall'arrivo del predecessore Wen Jiabao, accolto a Roma per le celebrazioni dell'anno della Cina in Italia.
Da domani, inizio della visita di Stato del premier, sarà l'economia a rubare la scena agli scambi culturali: sono stati mesi tremendi per l'Europa e per l'Italia e l'arrivo di Li Keqiang è l'occasione buona per cercare di riequilibrare i rapporti di forza tra i due Paesi.

Il premier cinese ricambia la visita del primo ministro Matteo Renzi a Pechino e approda in Italia, tra Roma e Milano, dove parteciperà al decimo vertice tra Europa e Paesi asiatici, sull'abbrivio di rapporti bilaterali che, negli ultimi mesi, si sono molto intensificati.
Visite, delegazioni, incontri bilaterali, diplomazie all'opera. Un lavorio coronato da un buon segnale che proviene dall'economia, in particolare il dato dell'interscambio tra i due Paesi che registra una crescita a doppia cifra, dell'11 per cento, da gennaio ad agosto, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.
Questa crescita è stata enfatizzata a Pechino nella conferenza stampa di presentazione del viaggio in Europa di Li Keqiang, di cui l'Italia è una tappa, l'ultima, dopo Germania e Russia.

Alla Cina non piace l'idea di un mercato europeo indebolito, di qui la continua pressione sui Paesi europei per creare tra di loro la competizione per attrarre investimenti. L'Italia non è stata a guardare, sapeva di doversi rimettere in pista velocemente, anche per questo il viaggio di Li adesso è un'occasione per riuscire a riequilibrare le forze in campo, dare impulso al business, perfezionare le regole del gioco correggendo le anomalie reciproche.

Tra queste un interscambio che penalizza gravemente l'Italia. Non sarà facile ribaltare i numeri, lo dimostrano i dati del deficit commerciale italiano, uno sbilancio da 13 miliardi che non si colma in pochi mesi, ma è questa la principale asimmetria da correggere.
Ben tre visite di governo in pochi mesi su temi economici dall'inizio dell'anno, la creazione di un business forum tra Italia e Cina e la firma di numerosi accordi di tra cui il memorandum d'intesa che il Ministero dello Sviluppo Economico ha siglato con il Ministero del Commercio cinese nel quale si indicano esplicitamente i settori particolarmente critici per lo sviluppo cinese nei prossimi anni e per i quali il sistema produttivo italiano è in grado di fornire risposte.

Questo accordo ha rappresentato il momento clou di un percorso guidato soprattutto dall'ambasciata di Pechino durante il 2013 e che ha portato un drappello di 130 imprenditori italiani e cinesi a incontrarsi lo scorso mese di giugno presso l'Assemblea del Popolo a Pechino.
La lotta al disavanzo è diventata un mantra. La strategia proposta per il raggiungimento di questo obiettivo ambizioso è stata semplice, ma anche complessa da gestire: concentrare gli sforzi in cinque ambiti nei quali la Cina esprime ed esprimerà una domanda sostenuta di beni e tecnologie di alto livello a cui il sistema produttivo italiano è in grado di offrire soluzioni: ambiente e energie rinnovabili, sanità e servizi sanitari, agricoltura e sicurezza alimentare, urbanizzazione sostenibile, aviazione e aerospazio.
Tutte macroaree finite nel memorandum di intesa tra Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero del Commercio cinese, con la sigla dei ministri Federica Guidi e Gao Hucheng in occasione della visita di Matteo Renzi a Pechino.

Non solo, c'è stata l'aggiunta del Business forum, una piattaforma leggera gestita da Confindustria e Ice da un lato e dall'Associazione delle imprese cinesi e della Camera di commercio internazionale dall'altra che ha il compito di intercettare e riuscire a mettere a segno i business utili. Perché adesso è l'ora di stringere accordi e di raccogliere frutti, in piena estate il mercato ha fatto la sua parte con lo shopping di azioni di aziende italiane da parte delle autorità monetarie cinesi, adesso si dovrebbe passare dalla raccolta di azioni sul mercato agli investimenti industriali, alle sinergie e ai rapporti di reciproco interesse anche per costruire un futuro percorso comune.
Li Keqiang ha mostrato a Pechino grande interesse per l'Italia e per le opportunità di business offerte da un sistema che resta tra i primi in Europa nel manifatturiero e pur sempre grande fonte di innovazione e creatività. Queste aperture cinesi all'Italia sono un segnale di collaborazione che non può più essere sprecato.

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