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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2014 alle ore 09:30.
L'ultima modifica è del 18 ottobre 2014 alle ore 09:53.

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Giovedì notte a Milano, durante un incontro riorganizzato all'ultimo a causa dei cronici ritardi di Vladimir Putin, il presidente russo ha preso carta e penna per illustrare ad Angela Merkel le proprie ragioni nel confronto sul gas con l'Ucraina. Non sembrava averla convinta, almeno a giudicare dalla freddezza degli sguardi e delle dichiarazioni del cancelliere tedesco, la mattina dopo.

La pace tra Russia e Ucraina, se ci sarà mai, arriverà a piccoli passi: alla conclusione di una lunga e difficile giornata di colloqui, di incontri intrecciati tra la Prefettura, gli hotel del centro e il Centro Congressi Mi.Co. alla Fiera, ieri sera è finalmente sbocciato - incerto fino all'ultimo - l'incontro a tu per tu tra Putin e il presidente ucraino Petro Poroshenko, al Westin Palace. Ma neppure questo ha realizzato un miracolo ucraino a Milano. Se sul fronte del gas un traguardo appare più vicino, almeno per una ripresa temporanea delle forniture, la composizione del conflitto nell'Ucraina orientale è ancora ostaggio di un'incomprensione di fondo sulle origini del problema e sul futuro delle regioni contese.

Gli incontri di Milano hanno però avuto il merito di riaprire un canale di dialogo con Mosca, e di rimettere i protagonisti del confronto russo-ucraino uno di fronte all'altro, accompagnati dai partner europei. Il G-8 che era stato negato a Putin l'estate scorsa si è così ricostituito in qualche modo ieri mattina (ma solo nel numero, senza Stati Uniti e Giappone) alla Prefettura di Milano, dove per la prima volta dall'annessione della Crimea alla Russia i leader europei - Matteo Renzi, Angela Merkel, François Hollande, David Cameron, Herman Van Rompuy e José Manuel Barroso - si sono seduti a un tavolo con il presidente russo. E con Poroshenko: un momento voluto dalla presidenza del Consiglio e del semestre europeo per confrontarsi sulle ragioni che impediscono di passare dagli accordi di Minsk a una vera soluzione del conflitto nell'Ucraina orientale.

Una «colazione senza colazione, nessuno ha bevuto caffè italiano», ha cercato di scherzare Renzi al termine di quel primo incontro. «Penso che abbiamo fatto un passo avanti, e spero che le discussioni di oggi aiutino il dialogo tra Russia e Ucraina», ha detto il presidente del Consiglio. Ma la strada si è subito rivelata in salita: «Finora non vedo alcuna novità positiva - ha rimarcato Angela Merkel dopo quella prima riunione -. Continueremo a parlare. C'è stato qualche progresso in alcuni dettagli, ma la questione principale sono le continue violazioni dell'integrità territoriale dell'Ucraina». Il deciso raffreddamento dei toni del cancelliere tedesco nei confronti di Putin - contrapposto ai sorrisi riservati a Poroshenko - era il segnale più eloquente dell'impasse.

A sciogliere un pochino il ghiaccio è stato un secondo incontro, dopo la conclusione ufficiale del vertice Asem. Accompagnati da Hollande e Merkel, Putin e Poroshenko sono tornati in Prefettura e il minor numero di persone presenti - secondo il presidente francese - sembrerebbe aver aiutato il dialogo. Parlando alla stampa dopo l'incontro con Poroshenko, ieri sera, Putin ha detto che è stato raggiunto un accordo tra Russia, Italia, Francia e Germania per l'utilizzo di droni nel monitoraggio del cessate il fuoco e nel controllo del confine russo-ucraino e della linea che separa i combattenti, affidato all'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce).

Ma come ha invece ricordato Poroshenko, il problema centrale è il rispetto degli accordi di Minsk del 5 e 19 settembre, le linee guida che hanno al centro un cessate il fuoco costantemente violato tra Donetsk e Luhansk. I piccoli passi compiuti da Putin e Poroshenko, oltre all'utilizzo di droni, riguardano la definizione di alcuni punti di valico tra i confini, la sistemazione di video camere, sistemi satellitari e radar «che possano definire esattamente chi compie le violazioni». La linea di demarcazione, ha aggiunto Putin riferendosi alla "zona cuscinetto" che dovrebbe separare le parti combattenti, deve essere completata e rispettata: «È questo che renderà possibile fermare finalmente il bombardamento di civili e la morte di persone innocenti», ha detto il presidente russo.
Più difficile trovare un'intesa sulle elezioni nelle regioni contese. Domenica 26 ottobre l'Ucraina va alle urne per il rinnovo del Parlamento, un voto che i separatisti non riconoscono: mentre intendono organizzare una consultazione a parte il prossimo 2 novembre. A Milano Putin si sarebbe opposto all'idea di non riconoscerla.

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