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Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2014 alle ore 09:09.
L'ultima modifica è del 11 dicembre 2014 alle ore 12:07.
Ad ulteriore conferma delle cointeressenze con la ‘ndrangheta, gestite in Calabria negli anni precedenti dal Buzzi, si evidenziano alcune conversazioni captate all'interno della Cooperativa 29 giugno, in cui l'imprenditore romano raccontava dei suoi rapporti diretti con personaggi mafiosi, temporalmente riconducibili al periodo in cui lo stesso gestiva il Cara a Cropani Marina (CZ): «Allora io te dico, quando io stavo a Cropani io… (inc).. poteva venì giù tutti giorni un bambino… scendevo er pomeriggio, salivo su la mattina e ripartivo er pomeriggio.. parlavo con il Prefetto, parlavo con tutti, parlavo con la ‘ndrangheta.. parlavo con tutti. E poi risalivo su».
Le intercettazioni
Tutto ciò emerge dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali, di seguito riportate. «Innanzitutto, nel corso della conversazione intercettata all'interno dell'auto in uso al Rotolo in data 12 settembre, in una prima fase, con l'auto in movimento, tra il Rotolo ed il Ruggiero e poi con Buzzi Salvatore, quest'ultimo chiedeva informazioni circa il rapporto con Campenni, domanda che provocava un istintivo sfogo da parte del Rotolo e del Ruggiero, i quali, insoddisfatti della situazione che si era venuta a creare, ripercorrevano i passaggi salienti relativi alla genesi del rapporto instauratosi tra ‘Mafia Capitale' e la cosca calabrese: i due riferivano di essersi recati in Calabria - come nel prosieguo precisato, per conto del Buzzi - a chiedere la collaborazione della cosca Mancuso, a seguito di alcuni investimenti che l'associazione mafiosa in esame stava perfezionando in quella Regione; ciò era stato possibile grazie all'intermediazione della famiglia ‘ndranghetista Piromalli di Gioia Tauro, città natale del Rotolo e del Ruggiero, famiglia alla quale i due si erano rivolti, in prima battuta, anche approfittando di un rapporto di parentela che legava il Ruggiero allo storico clan: “quando siamo andati giù.. lui è paesano mio... l'amico mio e via dicendo... e dico, perché è paesano mio, siamo andati... ma c'hanno mandato.... Rotolo, lui, è il nipote di Peppe Piromalli... siamo andati.. così funziona dai Mancuso, il perno centrale che comanda.. capito..”.
Il Ruggiero ripercorreva quanto riferito, nell'occasione, dagli esponenti del clan Mancuso, i quali, evidentemente aderendo alla richiesta di collaborazione, ottenevano, in cambio del loro intervento, di avere, attraverso il Buzzi, la possibilità di investire sulla Capitale, chiarendo che, a tale fine, a rappresentarli a Roma doveva essere proprio il Campenni, loro parente, uomo di fiducia e “pulito nella legge”. “Alt compari, un attimo, parliamo... ci siamo messi a parlare noi siamo.. in questo periodo.. bersagliati.. sappiamo tutto ciò che è successo a Vibo.. noi siamo bersagliati dai Giudici, dai cosi... però chiamiamo un ragazzo... che è pulito nella legge e quindi nello... ok.. ci siamo dati appuntamento e ci ha presentato questo Gingillo diciamo.. capisci?”. Nel prosieguo della conversazione, emergerà che l'appellativo Gingillo, utilizzato da Ruggiero, era riferito proprio a Campenni Giovanni».
Gdf sequestra altre 2 coop di Buzzi, valore 15 milioni
Intanto i finanzieri del Comando provinciale della Guardia di finanza di Roma, nell'ambito dell'operazione su «Mafia capitale» condotta con i carabinieri del Ros, hanno eseguito il sequestro di altre due società cooperative riconducibili a Salvatore Buzzi. Il valore stimato supera i 15 milioni di euro. Il nuovo provvedimento di sequestro riguarda le quote societarie, il capitale sociale e l'intero patrimonio aziendale, comprese le disponibilità finanziarie, della «29 Giugno Servizi Società Cooperativa di Produzione e Lavoro», con sede a Roma, in Via Pomona 3 e della «Formula Sociale Società Cooperativa Sociale Onlus», con sede a Roma, in via Mozart 43. «Le due società, di fatto nella piena disponibilità di Buzzi - spiegano gli investigatori - erano amministrate da soggetti anch'essi indagati nell'ambito dell'operazione `Mondo di mezzo´, ovvero da soggetti che facevano parte del consiglio di amministrazione delle società già sequestrate dalle fiamme gialle alcuni giorni fa».
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