Notizie AmericheStati Uniti-Cuba, storico disgelo
Stati Uniti-Cuba, storico disgelo
Roberto Da Rin | 18 dicembre 2014
LE TAPPE
Prossima riapertura delle ambasciate e progressivo smantellamento dell’embargo ma i falchi repubblicani annunciano l’ultima battaglia
Cade l’ultimo muro. Stati Uniti e Cuba ripristinano le relazioni politiche e commerciali. Il presidente americano Barack Obama ha dichiarato «siamo tutti americani» e il suo omologo cubano Raul Castro, in tempo reale, da L’Avana, scandiva parole concilianti: «Impareremo a convivere con le nostre differenze».
Una svolta chiara che si tradurrà, entro breve, in un ripristino delle relazioni diplomatiche e un progressivo smantellamento dell’embargo, antistorico e inutile.
Sui muri de L'Avana le scritte resteranno nitide, per nulla scolorite. I pesos per una mano di vernice si troveranno sempre. Ma il Socialismo o muerte sarà un leit motiv più nostalgico che reale.
Obama ha dichiarato che gli Stati Uniti sono pronti a «iniziare un nuovo capitolo nelle relazioni tra le Americhe», con riferimento alle relazioni tra Washington e L'Avana. E poi ancora: «Porremo fine a questo approccio ormai vecchio, con Cuba». Si profila quindi, dopo 51 anni, la fine del bloqueo, l’embargo. E quindi il ripristino del dialogo tra i due Paesi, interrotti da oltre mezzo secolo.
Al di là del braccio di mare che separa gli Stati Uniti dal Cuba, Raul Castro ha usato toni apparentemente meno espliciti: il ristabilimento dei rapporti diplomatici con gli Stati Uniti e le altre misure bilaterali annunciate «non risolvono la questione principale, cioè il blocco economico, commerciale e finanziario che provoca enormi danni economici e umani, e deve cessare».
L’annuncio dei due leader, che prima di parlare alla nazione si erano sentiti al telefono, è avvenuto lo stesso giorno della liberazione del contractor americano Alan Gross, accusato di spionaggio dai cubani e rilasciato dopo cinque anni di prigionia a L’Avana. E, parallelamente, la liberazione di tre agenti dei servizi segreti cubani detenuti negli Usa. Uno scambio di spie quindi, come auspicabile epilogo dell’ultimo scampolo di guerra fredda in Occidente.
Mentre Obama scandiva concetti chiari, non più velati di ambiguità, («L'isolamento non ha funzionato»), non più in bilico tra gli interessi e le opinioni dei democratici e quelle dei conservatori americani, Raul Castro rilanciava con aperture impensabili fino a poco tempo fa.
Nella lunga mediazione tra Stati Uniti e Cuba il ruolo della Chiesa di Papa Francesco pare sia stato rilevante. Ieri la Santa Sede dice di aver offerto «i suoi buoni offici per favorire un dialogo costruttivo su temi delicati», tra Cuba e Usa, «dal quale sono scaturite soluzioni soddisfacenti per entrambe le parti». Poi aggiunge che «continuerà ad assicurare il proprio appoggio alle iniziative che le due Nazioni intraprenderanno per incrementare le relazioni bilaterali». Quello del Vaticano in verità è stato un contributo determinante: Papa Francesco ha inviato una lettera a Obama e a Castro per risolvere la vicenda del contractor americano Alan Gross ma da tempo lavora per un ripristino delle relazioni politiche e commerciali.
La portata storica del riavvicinamento di Stati Uniti e Cuba non dà un colpo di spugna a 55 anni di guerra fredda.
Al senatore di origini cubane Marco Rubio, possibile candidato repubblicano alle presidenziali del 2016, la decisione di Obama di avviare una normalizzazione delle relazioni con Cuba non è piaciuta: si tratta, ha affermato, di una serie concessioni date «in cambio di nulla». E Jeb Bush, l’ex senatore della Florida pronto a candidarsi per la Casa Bianca nel 2016, è contrario alla svolta di Obama, nei confronti di Cuba. «Non ritengo che dovremmo trattare con un regime repressivo per modificare i relazioni bilaterali, fino a che Cuba non cambierà», afferma Jeb Bush.
Dall’Avana una reazione simmetrica, quella dell’oppositrice Yoani Sanchez, blogger cubana molto critica nei confronti della Castrocrazia: «Il castrismo ha vinto, anche se il risultato positivo è che Alan Gross è uscito vivo da una prigione che rischiava di diventare la sua tomba». Poi ancora: « Lo scambio di Gross per gli ultimi tre agenti dell’intelligence cubana condannati negli Usa dimostra che nel gioco della politica i totalitarismi riescono sempre ad imporsi sulle democrazie». Punti di vista. Comunque sia, persino a Miami, la roccaforte dell’anticastrismo, gli oppositori al dialogo sono una stretta minoranza.
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LA ROAD MAP
I punti della “normalizzazione”
Ripristino delle relazioni diplomatiche e contestuale approccio congiunto ai problemi comuni: immigrazione, operazione antidroga, protezione ambientale, diritti umani. Oltre agli interessi reciproci di carattere economico commerciale. Introduzione di progressive facilitazioni nell’invio delle rimesse degli emigranti dagli Stati Uniti a Cuba. In particolare verrà aumentato il tetto da 500 a 2mila dollari trimestrali; cifra che viene intesa come “donazione” diretta ai cittadini cubani. Infine un sostegno ai progetti umanitari rivolti al popolo cubano. L’altro capitolo rilevante riguarda l’avvio di incentivi alla diffusione di Internet a Cuba, che attualmente registra uno dei tassi di penetrazione più bassi del mondo, attorno al 5% della popolazione. I prezzi per la navigazione su web sono molto alti e inaccessibili per la maggior parte dei cittadini.