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inaugurazione anno giudiziario

Inaugurazione anno giudiziario, Canzio: la ’ndrangheta ha occupato il Nord

Il presidente della Corte d'Appello di Milano , Giovanni Canzio (Fotogramma)
Il presidente della Corte d'Appello di Milano , Giovanni Canzio (Fotogramma)

La presenza mafiosa al nord deve «essere ormai letta in termini non già di mera 'infiltrazione', quanto piuttosto di 'interazione-occupazione'». Così il presidente della Corte d'appello di Milano, Giovanni Canzio, nella relazione per l'inaugurazione dell'Anno giudiziario. A Roma il procuratore generale presso la Corte di Appello di Roma, Antonio Marini, nella sua relazione ha sottolineato invece come dall'inchiesta Mafia Capitale «è emerso un sistema di complicità tra politica e criminalità, ampiamente strutturato, capillare e invasivo». E ha sottolineato la «forte preoccupazione» per «l'infiltrazione della criminalità organizzata nel mondo del calcio»

’Ndrangheta, Canzio (Milano): al nord c'è occupazione territorio
Il presidente della Corte d'Appello di Milano, Giovanni Canzio, ha dedicato un ampio capitolo alla penetrazione della `ndrangheta in Lombardia nella sua relazione inaugurale dell'anno giudiziario. «Da una attenta lettura delle vicende giudiziarie emerge - ha constatato l'alto magistrato - che la presenza mafiosa al nord debba essere ormai letta in termini non gia' di mera `infiltrazione´, quanto piuttosto di `interazione-occupazione´. E ciò in forza di un diffuso controllo di intere aree del territorio, esercitato col metodo intimidatorio e in un clima d'omertà, che ne consente la penetrazione negli interstizi della società, delle istituzioni, delle amministrazioni locali, dell'economia, dell'impresa e della finanza». Un lungo passaggio della relazione è stato dedicato proprio ai processi contro la 'ndrangheta in Lombardia, come quello 'Infinito', che si è concluso in Cassazione «con centinaia di condanne a secoli di carcere».

Canzio: evitabile audizione Napolitano
Canzio ha sottolineato anche nel suo intervento che l'audizione di Giorgio Napolitano davanti ai magistrati di Palermo titolari dell'inchiesta sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia è stata «una dura prova che si poteva risparmiare al capo dello Stato, alla magistratura stessa e alla Repubblica Italiana». Parole che il pm Nino Di Matteo, titolare del processo sulla trattativa Stato-mafia, non ha voluto commentare, ricordando solo che «l'utilità della citazione a testimoniare dell'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è già stata oggetto di valutazione della corte d'assise di Palermo».

Orlando: Napolitano stimolo riforma
Un ringraziamento al presidente della Repubblica emerito Giorgio Napolitano è arrivato anche dal ministro della giustizia Andrea Orlando, oggi all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Genova. «Non posso non ringraziare anche in questa sede il presidente emerito Giorgio Napolitano, riferimento costante della vita democratica in questa difficile fase del Paese. Un sentimento di gratitudine gli va rivolto per la sua costante azione di stimolo verso la riforma e l'autoriforma della giustizia», ha detto il Guardasigilli.

Pg Roma: Mafia capitale ha corrotto politici, infiltrazioni criminali nel calcio
Il procuratore generale presso la Corte di Appello di Roma, Antonio Marini, nella sua relazione ha sottolineato invece come dall'inchiesta Mafia Capitale «è emerso un sistema di complicità tra politica e criminalità, ampiamente strutturato, capillare e invasivo». Il magistrato ha aggiunto che «l'inchiesta sul clan Carminati ha messo in luce il crescente intreccio tra mafia e corruzione. E ha svelato l'esistenza di un'organizzazione di tipo mafioso capace di intimidire e corrompere politici di ogni schieramento». Marini ha poi espresso «forte preoccupazione» per «l'infiltrazione della criminalità organizzata nel mondo del calcio. «In questi ultimi anni i rapporti fra la criminalità organizzata - ha detto Marini - sono diventati sempre più stretti e connotati di ambiguità, soprattutto quelli con la tifoseria degli ultras».

Presidente corte appello Roma: «Raggiunto punto di non ritorno»
Fosco il quadro tratteggiato anche da Luciano Panzani, presidente della Corte d'appello di Roma, in occasione dell'apertura dell’anno giudiziario nella Capitale. Per Panzani, «nonostante l'impegno del ministro della Giustizia e del Governo e la consapevolezza di tutti che l'efficienza della giustizia è condizione di competitività del Paese, la situazione ha raggiunto il punto di non ritorno». Il quadro dello stato di amministrazione della giustizia «è per molti versi deludente» e la «lotta per l'eliminazione o quantomeno la riduzione dell'arretrato tanto nel settore civile che in quello penale pone problemi formidabili».

Presidente corte appello Palermo: Cosa nostra ancora potente
«Cosa nostra continua ad essere un'organizzazione potente, fortemente strutturata nel territorio, riconosciuta per autorevolezza da vasti strati della popolazione, dotata ancora di risorse economiche sconfinate ed intatte e dunque in grado di esercitare un forte controllo sociale e svolgere opera di proselitismo». Così, nella sua relazione, Ivan Marino, presidente reggente della corte d'appello di Palermo durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario. Che è anche l'occasione per aprire una polemica a distanza sul protagonismo dei pm: «L'alta funzione affidata ai magistrati di applicare la legge alla quale essi stessi sono soggetti - ha detto Marino - assume un carattere di laica sacralità, che immune da ogni atteggiamento di personale protagonismo, non può prescindere del carattere di indipendenza e imparzialità, di rigore e di obiettività».

Anno giudiziario, Bologna: «Su processo civile riforma modestissima»
Duro attacco del presidente della Corte d'Appello di Bologna, Giuliano Lucentini, al governo Renzi in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario. Lucentini, pur senza riferimenti espliciti, ha messo sullo stesso piano le sciabolate di Renzi alla magistratura, ad esempio sulle ferie dei giudici, con gli attacchi dell'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. E ha stroncato la riforma della giustizia civile, dicendo che, a parte le norme sul divorzio, è «di portata modestissima».

Anno giudiziario, Napoli: «Corruzione area grigia»
Forte la denuncia della corruzione da parte del presidente della Corte di Appello di Napoli, Antonio Buonajuto, nella relazione dell'anno giudiziario del distretto di Napoli. «La corruzione è il collante tra imprenditoria spregiudicata e violenta e una certa amministrazione, alimentata da una malapolitica priva di ogni riferimento di valori», ha dichiarato il magistrato, per il quale occorre dunque contrastare «quest'area “grigia” che disprezza ogni regola».

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