TOKYO - «Ora inizia l'incubo per il Giappone». Con queste parole termina il videomessaggio postato su Internet, che prosegue mostrando una raccapricciante foto del corpo decapitato e della testa mozzata (con il volto insanguinato) del giornalista Kenji Goto. Il militante dell'Isis vestito di nero e dall'accento britannico – in piedi, con un coltello in mano che roteava sopra Kenji inginocchiato e in tuta arancione poco prima dell'esecuzione, ha rivolto il messaggio pieno di minacce al governo giapponese. «Come i vostri stupidi alleati nella coalizione satanica, non avete ancora capito che per grazia di Allah siamo un grande califfato con autorità e potenza e un intero esercito assetato del vostro sangue». Il premier viene poi citato direttamente: «Abe, a causa della tua decisione di prendere parte in una guerra che non potrà mai essere vinta, questo coltello non solo ucciderà Kenji, ma anche porterà la strage ovunque il tuo popolo sarà trovato. Ora inizia l'incubo per il Giappone». Subito dopo, il coltello si avvicina alla gola di Kenji che chiude gli occhi, ma le immagini in movimento sfumano e viene subito mostrata la sola foto di Kenji già cadavere.
Così terminano i 47 anni di vita del giornalista freelance giapponese stimato da tutti non solo per i suoi reportage, ma per la sua sensibilità umana che l'aveva portato in prima linea a cercare di rendere note ed alleviare le sofferenze delle popolazioni, specialmente i bambini, in zone di guerra. Il suo altruismo l'aveva portato nell'ottobre scorso nuovamente in Siria – due settimane dopo la nascita della seconda figlia - per cercare di ottenere la liberazione dell'amico Haruna Yukawa (ucciso una settimana fa).
Alle 6.40 del mattino, nella residenza del premier, c'è stata la prima conferenza stampa. «Sento un dolore immenso», ha detto Shinzo Abe, aggiungendo però subito: «Non perdonerò mai i terroristi. Perché rispondano dei loro crimini, opererò con la comunità internazionale». Abe ha inoltre confermato che il Giappone espanderà come previsto gli aiuti umanitari, come cibo e medicinali, in Paesi del Medio Oriente. L'offerta di 200 milioni di dollari in assistenza non militare alle nazioni che combattono l'Isis era diventata la motivazione esplicita della minaccia di esecuzione per i due ostaggi giapponesi in un primo momento, l'Isis aveva chiesto un riscatto equivalente, stigmatizzando che un Paese situato a enorme distanza geografica volesse intromettersi nella regione.
Nella conferenza stampa, Abe ha anche ringraziato i leader dei Paesi del mondo amici del Giappone che hanno tentato di contribuire a salvare gli ostaggi e in particolare il re di Giordania Abdullah. Amman si è ritrovata coinvolta direttamente nella vicenda, in quanto l'Isis ha chiesto – in un messaggio audio con la voce di Kenji - la liberazione di una terrorista legata ad al-Qaeda (detenuta da circa 10 anni) in cambio della liberazione del giovane pilota giordano tenuto anch'egli in ostaggio (del quale si teme che l'esecuzione possa essere già avvenuta). Amman aveva mostrato disponibilità a uno scambio di prigionieri, suscitando allarme negli Usa, da sempre sostenitori di una linea di intransigenza di fronte a ricatti e richieste di riscatto. Ma l'ipotesi si era arenata sull'insistenza giordana per ottenere prima la prova che il pilota fosse ancora in vita.
invano, venerdì, la moglie di Goto, Rinko, era uscita allo scoperto per la prima volta con un estremo messaggio ai governi di Tokyo e Amman di sollecitazione a fare in fretta per evitare il peggio.
Il presidente americano Barack Obama ha condannato il «brutale assassinio» e ha avuto parole di elogio per l'attività giornalistica di Goto che «ha coraggiosamente cercato di portare all'attenzione del mondo le istanze del popolo siriano». Obama ha anche espresso apprezzamento per «l'impegno costante del Giappone nel promuovere pace e prosperità in Medio Oriente e sul piano globale, anche con i suoi generosi aiuti alle persone innocenti che soffrono per i conflitti nella regione».
Il Foreign Correspondents' Club of Japan ha emesso un comunicato di ferma condanna dell'uccisione dei due ostaggi giapponesi. Nel messaggio si chiede a tutte le parti coinvolte in conflitti internazionali di “riconoscere che i giornalisti non debbano mai diventare target e non debbano essere visti come rappresentanti delle politiche dei loro governi nazionali”: non poteva esserci alcuna giustificazione per punire Kenji Goto a causa di occasioni di lagnanze che potessero essere sentite contro il governo giapponese”.
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