TOKYO - I viaggiatori che passano per Tokyo Narita trovano un aeroporto “blindato” da imponenti misure di sicurezza, che sono state rafforzate anche in altri scali internazionali. Il governo giapponese ha anche chiesto a vari Paesi stranieri di proteggere potenziali “obiettivi sensibili”, comprese le scuole nipponiche all'estero.
Sono segni di come il Giappone prenda sul serio la minaccia degli estremisti islamici dell'Isis, che dopo aver decapitato il secondo ostaggio giapponese – il giornalista Kenji Goto – hanno dichiarato che “inizia l'incubo per il Giappone”, considerato da loro ormai auto-arruolatosi in quella che considerano una crociata cristiana. La reazione del premier Abe alla sfida è stata decisa: a caldo ha dichiarato che il Giappone non cederà mai al terrorismo né potrà mai perdonare. E ha annunciato l'ampliamento degli aiuti umanitari in Medio Oriente e il rafforzamento delle collaborazioni internazionali per la lotta al terrorismo. Tuttavia, oggi in audizione parlamentare il premier ha escluso che il Giappone non solo possa partecipare a bombardamenti aerei in Medio Oriente, ma anche fornire supporto logistico alla coalizione guidata dagli Usa che combatte lo Stato islamico.
La strada su cui Abe intende condurre il Paese è comunque chiara in direzione della cosidetta “difesa collettiva”, che consentira' alle Forze di autodifesa di operare all'estero in tandem con militari alleati. L'interpretazione ufficiale della Costituzione decisa dal Gabinetto Abe alcuni mesi fa rende possibile questa innovazione, che ha ora bisogno dell'approvazione di strumenti legislativi di attuazione da parte della sessione in corso della Dieta. L'idea governativa e' anche quella di rendere possibile l'uso della forza per la la liberazione di cittadini giapponesi tenuti in ostaggio all'estero, previa approvazione del Paese sul cui territorio il raid dovrebbe essere effettuato: il premier ha sollecitato l'avvio del dibattito su questo specifico tema. A frenare Abe ci sono i dubbi del leader del partito alleato, Komeito, Natuso Yamaguchi, che chiede una discussione “calma e a largo raggio”.
Stamane, infine, Rinko Jogo, la moglie del giornalista ucciso (in contatto con i rapitori da mesi e uscito allo scoperto con un estremo appello pubblico solo sabato scorso) ha dichiarato di essere distrutta dal dolore e di restare “estremamente orgogliosa di mio marito, che ha fatto informazione sulle esigenze delle persone che soffrono in aree di conflitti come Irak, Somalia e Siria. La sua passione e' stata quella di mettere in evidenza gli effetti dei conflitti sulla gente comune, specialmente attraverso gli occhi dei bambini, e di informarci sulle tragedie della guerra”. Le sue due bambine ancora piccolissime sono ora orfane di padre.
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